Google Translate

lunedì 26 febbraio 2024

Antonio Ligabue, la grande mostra - Torino 2024

 

Sono un uomo ferito.
E me ne vorrei andare
E finalmente giungere,
Pietà, dove si ascolta
L’uomo che è solo con sé.
Non ho che superbia e bontà.
E mi sento esiliato in mezzo agli uomini.....
 
da "La pietà" 1928 - Giuseppe Ungaretti


gigantografia all'entrata della personale
LIGABUE. LA GRANDE MOSTRA
26/1/2024 - 26/5/2024

Abbiamo  visitato anche noi la mostra dedicata ad Antonio Ligabue presso la Promotrice delle Belle Arti di Torino.
L'artista, viene considerato uno dei più importanti esponenti della pittura Naïf (*v. approfondimento al fondo del post) internazionale del XX sec, anche se, come per Van Gogh, è difficile e riduttivo  inquadrare la sua pittura  in uno stile o un movimento per via del suo tratto unico e corposo, uno stile personalissimo, autodidatta, senza contaminazioni scolastiche o culturali. Il suo sapere deriva dall'osservazione della natura e dalla rivisitazione interiore con un connubio di fantasia ed etologia fuse in un involucro di sentimenti contrastanti.
Ligabue ha avuto una vita molto travagliata ma i suoi quadri sprizzano vitalità e libertà attraverso animali dai colori sgargianti, poi la pace ti assale davanti ai paesaggi bucolici nei quali la Natura è lussureggiante e raramente matrigna. Solamente gli autoritratti ci avvicinano al buio della mente nel quale Ligabue periodicamente si perdeva (es. 1951, 1956 con ecchimosi sulle tempie). Questa mostra è stata  un altalena di emozioni attraverso 71 dipinti, 8 sculture e 14 disegni, opere private, collocate in 7 sale dalle luci soffuse ma con un'illuminazione perfetta sulle opere.
 
 
Antonio Ligabue negli anni cinquanta. fonte 

ANTONIO LIGABUE 
Antonio Ligabue è nato a Zurigo, (12 dicembre 1899- Gualtieri 27 maggio 1965), la madre è Elisabetta Costa, emigrata di origine veneta e poichè non si conosce il padre il bambino assume il cognome della madre. Dopo pochi mesi dalla nascita viene affidato a una coppia locale, Johannes Valentin Göbel ed Elise Hanselmann con i quali vive per circa 20 anni. Nel frattempo, nel 1901, la madre biologica sposa un emigrato originario di Gualtieri, Bonfiglio Laccabue,  il quale legittima il piccolo Antonio dandogli il suo cognome che il pittore cambierà in “Ligabue”.  Antonio aveva in odio questo padre putativo perchè lo riteneva responsabile della morte della madre e di 3 suoi fratellastri, probabilmente per una intossicazione alimentare. Ligabue ha frequentato le scuole svizzere fino alla terza elementare e successivamente un istituto per disabili dal quale è stato espulso per cattiva condotta. In seguito all'aggressione verso la donna che l'ha cresciuto, durante una crisi depressiva, viene espulso dalla Svizzera ed estradato nel comune di Gualtieri. Tuttavia il legame con la famiglia Svizzera non sarà mai interrotto e per anni riceverà piccole somme per il suo sostentamento. Arrivato in Italia, Ligabue ha vissuto in una casa nei boschi, a contatto con i suoi amati animali, facendo piccoli lavoretti in paese, spesso regalando i suoi quadri in cambio di cibo o di un taglio di capelli. E' stato ricoverato più volte in 'manicomio' a seguito di crisi autolesionistiche (documentate in alcuni autoritratti con ferite sul volto). E' stato scoperto fortuitamente dal pittore Renato Marino Mazzacurati che si era trasferito a Gualtieri. 
Nel 1962 l'artista fu colpito da una emiparesi e, dopo essere stato curato in diversi ospedali, trovò nuovamente ospitalità presso il ricovero Carri di Gualtieri, dove morì il 27 maggio 1965.


RITRATTI E AUTORITRATTI

"Spesso il male di vivere ho incontrato"
-Eugenio Montale-
 
I molti autoritratti (123 su 868 opere),  caratterizzati da uno sguardo penetrante, rappresentano talvolta una testimonianza dolorosa del suo disagio esistenziale e la ricerca  volta a trovare e  affermare se stesso. Gli autoritratti lo raffigurano in momenti particolari della sua vita dai quali traspaiono, a volte, anche segni della sua tentata integrazione sociale (come quello sulla sua amata motocicletta dopo aver conseguito la patente di guida).
In cinque autoritratti è presente un particolare ben in vista: una farfalla bianca, che lui definiva come un premio che si dava quando un quadro lo soddisfaceva (come la firma di  van Gogh che lasciava sul dipinto una volta su dieci)
In altri  quadri invece sono presenti una mosca o degli uccelli neri  in sottofondo
 
autoritratto 1957 - si puo notare la farfalla bianca

autoritratto, 1961 olio  su tela -si puo notare la mosca

autoritratto 1941, olio su compensato

autoritratto 1951

autoritratto, 1955, disegno a matita su carta

autoritratto, 1955, matita su carta

ritratto di uomo con mosca 1956


Autoritratto con sciarpa rossa 1956

autoritratto 1957

autoritratto, 1957

ritratto con finestra 1958

autoritratto, 1958, bronzo

autoritratto, 1960

ritratto con donna, 1960

autoritratto, 1960-61

autoritratto, 1961, olio su tela

Napoleone a cavallo, 1961, olio su tela

autoritratto 1962

 
LE TIGRI E ALTRE BELVE

Ligabue dipingeva spesso gli animali domestici che osservava nella bassa padana dove abitava; gli  animali selvatici, come tigri, leoni, leopardi, gorilla, volpi, aquile, che non aveva modo di vedere dal vivo,  li studiava, prima di disegnarli, sulle pagine dei libri  soffermandosi sulle loro caratteristiche e sull’anatomia. Rappresentava  spesso gli animali selvatici come terrorizzati, spaventati o aggressivi, in pose quasi contorte, facendo emergere la loro irrequietezza o la loro potenza vitale. Per dare loro le espressioni potenti egli ripeteva allo specchio i loro versi, spalancava la bocca, ruggiva e si trasformava nella belva che voleva evocare, mimandola e cercando di somigliarle il più possibile.  

leone - 1935

pantera -  1938 - bronzo

tigre -1942

Tigre con ragno - 1953

tigre - 1954
 
tre teste di tigre
pur essendo state dipinte in anni diversi sembrano formare una sequenza cinematografica
 
1953-54

1955

1957

leone che caccia due antilopi - 1955

tigre - 1955

Leopardo- 1960

Leopardo con preda, 1960, pastelli a cera su carta Fabriano

 
Ligabue quando era disperato… saliva sulla moto e sfidava la nebbia dei viottoli di campagna... perché la testata scoppiettante e calda della Guzzi era l'unica consolazione contro il gelo dell'inverno e l'ostilità imperscrutabile del mondo", 
 Edmondo Berselli. 
 
La sua amata motocicletta
 
Ligabue aveva una grande passione per la moto, che era per lui un mezzo di libertà, un soffio di vita in un'esistenza complicata fatta di pochi affetti, solitudine e tristezze. La moto era anche uno stimolo per dipingere; infatti, pare che l'artista talvolta dipingesse  per poter avere dei soldi per ripagare  i meccanici che riparavano la sua moto.   
 
 
Moto Guzzi GTW 500 F4

motociclista - 1954

ALTRI ANIMALI
Ligabue ha dipinto e  scolpito animali domestici e feroci, paesaggi e scene di caccia. Egli amava la natura e gli animali che  diceva di capire bene e che non temeva  o odiava, come invece accadeva con gli umani. Nei  quadri, in cui rappresentava la campagna, il lavoro nei campi  e gli animali che osservava dal vivo come mucche, galline, galli,  buoi, cavalli, uccelli, traspare una certa serenità, tutti i personaggi vengono ritratti  in tranquilli paesaggi di campagna.

fenicotteri - 1932

gufo che dilania una colomba - 1951

lotta di galli - 1954

Tacchino -1954

Lotta di galli - 1956

due cani da caccia - 1956

cervi - 1956

combattimento di galli - 1956

testa di cavallo - 1959

lotta di cervi - 1960

giraffe con paesaggio africano - 1961


gatto con talpa - 1952-62

lumachina - 1957-62

volpe con rapace -  1959

cavalli - 1962


PAESAGGI

diligenze con castello - 1952

trasporto della birra - 1953

i postiglioni - 1953

ritorno dai campi - 1953

paesaggio agreste - 1955

cavallo con paesaggio e contadino -1958

Traversata della Siberia - 1959

interno con fiori - 1959-60

vaso con fiori -1959-60



paesaggio - 1962
ultima opera, forse incompleta

SCULTURE

cavallo in amore - 1948-50 -  bronzo

levriero-1938- bronzo


cinghiale- 1949-51- bronzo

Nutrice- 1949-bronzo

pantera
- 1938-bronzo


Busto di Gorilla
-1956- bronzo

animali in lotta- 1953-bronzo

*film su Ligabue di Giorgio Diritti intitolato Volevo nascondermi (2020), nel quale l'attore  Elio Germano interpreta il pittore Antonio Ligabue
 
trailer ufficiale -  you tube


 *Antonio Ligabue -Documentario originale Rai 1972-con riprese dal vivo

 you tube


Il rimpianto del suo spirito, che tanto seppe creare attraverso la solitudine e il dolore, è rimasto in quelli che compresero come sino all'ultimo giorno della sua vita egli desiderasse soltanto libertà e amore»

(Epitaffio sulla tomba di Antonio Ligabue a Gualtieri)

 
 APPROFONDIMENTO
Cosa è l'arte NAIF?
Per arte naïf (dal francese naïf = "ingenuo") si intende un certo tipo di produzione artistica caratterizzata da semplicità, innocenza e istinto (tipica dell'Arte Primitiva), praticata da pittori non professionisti, autodidatti, in America e in Europa.
Questa corrente particolare assunse importanza storica a partire dalla fine del XIX secolo, quando Henri Rousseau, il doganiere espose opere con queste caratteristiche al Salon des Indépendants del 1886, suscitando interesse ed apprezzamento da parte di alcuni intellettuali come Guillaume ApollinairePaul Gauguin e alcuni anni dopo, Picasso.

 

 CURIOSITA'

 artisti affetti da disagio psichico 


Spesso negli artisti c'è originalità e talvolta un pizzico di follia o un vero disagio psichico. La storia dell'arte è infatti costellata di personaggi che hanno avuto disturbi mentali, i quali sono stati a volte anche causa della loro morte. Eccone alcuni - fonte

Virginia Woolf - figura di rilievo nell'ambiente letterario londinese, probabilmente era affetta da disturbo bipolare con forti sbalzi d'umore, crisi depressive e profondi esaurimenti nervosi. Negli ultimi anni, a tutto ciò si aggiunse una psicosi. Terrorizzata dagli eventi della Seconda Guerra Mondiale, il 28 marzo del 1941 si riempì le tasche di sassi e si lasciò annegare nel fiume Ouse, nei pressi della sua abitazione.

Vincent Van Gogh  - soffrì a lungo di schizofrenia, che gli fece provare allucinazioni, stati acuti di confusione e amnesia. In Provenza fu raggiunto da Paul Gauguin, ma la convivenza si rivelò impossibile; dopo una lite Van Gogh, con un rasoio, si tagliò parte dell'orecchio sinistro in preda a disperate allucinazioni, poi avvolse il macabro trofeo nella carta di giornale e lo regalò a una prostituta del bordello che i due pittori erano soliti frequentare. Le crisi di alienazione mentale, sempre più frequenti, lo costrinsero però a lunghi periodi di degenza in vari ospedali psichiatrici, fra cui quello di Saint-Rémy. Oppresso da senso di solitudine e tristezza, Van Gogh si sparò un colpo di rivoltella al petto e morì dopo due giorni di agonia, il 29 luglio 1890.

Edgan Allan Poe è il primo scrittore alienato americano, nonché padre della letteratura dell’orrore. Visse un'esistenza contrassegnata da forti squilibri e disagi mentali, a cui contribuirono debiti di gioco, abuso di alcolici e stupefacenti, delusioni d'amore e la morte della moglie. Poco prima della morte fu trovato delirante per le strade di Baltimora: portato in ospedale, morì il 7 ottobre 1849, senza riuscire a spiegare perché fosse in quelle condizioni, né il motivo per cui indossasse abiti non suoi. I giornali dell’epoca riportarono come causa del decesso una «congestione del cervello».

Edvard Munch pare che soffrisse di isteria, mentre probabilmente ebbe frequenti esaurimenti nervosi associati a ipocondria. I disturbi psichiatrici, erano presenti in famiglia: il padre fu a lungo depresso e una delle sorelle era schizofrenica. Riversò la sua angoscia nelle opere, in particolare nelle quattro versioni realizzate de L’Urlo

James Ensor pittore espressionista pare fosse affetto da schizofrenia, malattia che si può notare nelle sue opere.

Ludwig van Beethoven, uno dei più grandi compositori di tutti i tempi, soffrì di depressione e pare anche di un grave disturbo bipolare. Quando era in fase maniacale componeva numerose opere nel giro di pochissimo tempo, ma aveva anche tendenze suicide. Soffriva di asma, sordità e pancreatite cronica che gli resero la vita impossibile e il conseguente abuso di alcolici fece il resto: colpito da una polmonite, Beethoven morì poco dopo di cirrosi epatica.

Francisco Goya Nel 1793, all’età di 47 anni, il pittore fu colpito da una misteriosa malattia, che gli provocò problemi alla vista, paresi a un braccio e perdita dell’udito. Questo si trasformò in malessere psicologico con depressione, allucinazioni, delirio.

Charles Baudelaire, definito il poeta maledetto, è simbolo della vita bohemienne. Fece uso di alcol e sostanze allucinogene, soffriva di crisi di panico, fece vari tentativi di suicidio e soffrì di instabilità mentale. Morì per un ictus, provocato dalla sifilide o forse da avvelenamento da mercurio, a soli 46 anni.
 
Dino Campana fu il nostro poeta maledetto, soffriva di una forma di schizofrenia che lo rendeva irrequieto e instabile tanto che la madre pensava di aver messo al mondo l'anticristo. Morì a 47 anni per una setticemia causata dal ferimento con un filo spinato, forse durante l'ennesimo tentativo di fuga, pochi giorni prima di essere dimesso dal manicomio.

Alda Merini, La pazza della porta accanto (biografia), è stata la più grande poetessa contemporanea nonostante i lunghi anni trascorsi in 'manicomio' con la diagnosi di disturbo bipolare. I suoi racconti sugli ospedali psichiatrici sono delle dolorosissime denunce artistiche e  sociali.


Un matto
 (Dietro ogni scemo c'è un villaggio)
 di Fabrizio De André

Tu prova ad avere un mondo nel cuore
E non riesci ad esprimerlo con le parole
E la luce del giorno si divide la piazza
Tra un villaggio che ride e te, lo scemo che passa
E neppure la notte ti lascia da solo
Gli altri sognan sé stessi e tu sogni di loro
...
E senza sapere a chi dovessi la vita
In un manicomio io l'ho restituita
Qui, sulla collina, dormo malvolentieri
Eppure c'è luce, ormai, nei miei pensieri
Qui nella penombra ora invento parole
Ma rimpiango una luce, la luce del sole
...