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mercoledì 28 giugno 2023

intervista ad un artista: Papi Moreno, i suoi quadri, i alcuni e i tamburi del mare

 

Il tuo unico dovere è salvare i tuoi sogni.

 (Amedeo Modigliani)

Questo è un post un po' diverso dai soliti, o meglio, si parla sempre di arte, ma non di quella che solitamente raccontiamo dopo visite a musei e mostre (*v. pagina)

Abbiamo conosciuto ad una manifestazione (il Palio della Gru a Grugliasco *v.post) alcuni pittori, tra questi ci ha colpito in particolare uno di loro, sia per la sua pittura sia per gli strani strumenti musicali che costruisce e suona. 

L'artista di cui vogliamo parlarvi oggi  si chiama Papi Moreno, un personaggio eclettico e variegato che ha dedicato e dedica la sua vita all'arte nei suoi vari aspetti: pittura, musica, costruzione di strumenti musicali e oggettistica in legno (lampade, giocattoli per bambini ecc..)   

Papi Moreno suona il didgeridoo


Incuriosite da tutto questo gli  abbiamo chiesto di raccontarci un po' di lui e della sua arte  e qui sotto riportiamo una "specie" di intervista che gli abbiamo fatto  
  

 

 AGGIORNAMENTO NEWS

mostra personale 7 settembre - 4 ottobre 2023

alcuni quadri esposti

alcuni didgeridoo esposti
 

1. CHI E' PAPI MORENO?

Papi Moreno

Papi Moreno è il mio nome d'arte, nasco come grafico pubblicitario e mi sono dedicato anche a produzioni fotografiche per vari anni. 

Circa trent'anni fa,  dopo aver avuto varie  esperienze personali in ambito sciamanico e olistico ho scelto di dedicarmi al Didjeridoo, uno strumento musicale proveniente dalla cultura aborigena australiana, del quale in seguito  sono  diventato  suonatore, insegnante e costruttore.   

Per alcuni anni  ho avuto l'opportunità di essere accreditato alla nascente organizzazione a tutela degli strumenti realizzati dalla famiglia Gurruwiwi ed ho importato molti dei loro Yidaki (altro nome dei Didjeridoo), erano i primissimi in Italia. Da allora ad oggi hanno avuto un grande consenso nel mondo. 

Senior Gurruwiwi del clan Galpu (Nhulunbuy- Arnhem Land).

Dopo aver suonato  e  collaborato con musicisti di varie parti del mondo e insegnato per una decina d’anni in giro per l’Italia mi sono concentrato sulla costruzione degli strumenti e sulla pittura.

 

Siamo andate a leggere la sua biografia e abbiamo trovato molte  esperienze musicali e collaborazioni interessanti;  ne segnaliamo qualcuna:

con il suonatore aborigeno Mark Atkins, con il gruppo aborigeno australiano Wadumhbah, con i monaci tibetani, con il chitarrista australiano Tommy Emmanuel con il quale ha suonato per il Consolato Australiano.  

A gennaio 2004 ha suonato in Vaticano  in presenza del Papa Karol Józef Wojtyła, nella sala Paolo VI (Sala Nervi) insieme all'orchestra del Sermig, Arsenale della Pace (Torino).
Ha collaborato con il cantautore Gianmaria Testa, l'attore Giuseppe Cederna, il cabarettista Paolo Rossi, l'attore Marco Paolini ecc....

se vuoi saperne di più: 

*v. sito ufficiale

*v. la biografia estesa 

*v. canale you tube 


A tutti prima o poi capita di vivere una coincidenza incredibile capace di modificare almeno in parte il corso dell’esistenza: sono quelli che Jung definiva “eventi sincronistici”, fenomeni in grado di cambiare l’immagine che abbiamo di noi stessi, il nostro modo di vedere il mondo, di aprirci a nuove prospettive.

- Nulla Succede per Caso, Robert Hopke-

2.COME E' AVVENUTO QUESTO INCONTRO CON IL DIDJERIDOO E CON LA CULTURA ABORIGENA

Come succedono spesso le cose, non per caso; per me  questo incontro doveva avvenire, anzi forse è stato lui a trovare me.

A Natale del 1992 comprai un bambù in una bancarella a Torino; lo portai a casa e lo misi in salotto provando ogni tanto a farlo vibrare. Nonostante le mie ricerche, non riuscivo a trovare informazioni al riguardo; internet ancora non era diffuso e io non lo utilizzavo molto.
Dopo qualche mese andai ad assistere a una
rappresentazione musicale  di un gruppo aborigeno dove il didjeridoo accompagnava canti e danze tradizionali.
Fui rapito dal suono dello strumento, così mi  avvicinai al palco, dal lato del suonatore, e rimasi ipnotizzato per tutta la durata dello spettacolo  a osservare la tecnica che utilizzava.
Non potevo immaginare cosa stesse succedendo: si stava instaurando in me l’embrione del mio nuovo vivere.
Per me suonare il didjeridoo non significa solo emettere dei suoni entro schemi ritmici, ma  entrare in contatto con gli aspetti  più profondi e creativi di me. 

Il mio ringraziamento principale va innanzitutto al popolo aborigeno da cui proviene lo strumento. 

Questo è ciò che mi hanno detto le persone aborigene o di origine aborigena che ho poi incontrato:

 “....continua a suonare il didjeridoo senza nulla prendere dal nostro popolo, nessun ritmo, nessun nome, nessuna decorazione sacra... fai la tua musica e non fare competizioni!"

- dal libro  "DIDJERIDU. Suonare un albero.Tecniche, frequenze e benefici." di Papi Moreno - MP ebook - Terza edizione riveduta e corretta del libro metodo con CD + extra 12

(con la tecnica della respirazione circolare completa)

*per informazioni sul sito 


 
Siamo tutti visitatori in questo tempo e in questo mondo. 
Siamo solo di passaggio. 
Il nostro compito qui è osservare, imparare, crescere, amare 
e poi tornare a casa".
(antico proverbio degli Aborigeni australiani)
 
3.COSA SONO I DIDJERIDOO?

 
 

Il didgeridoo (detto anche didjeridoo o didjeridu) è costituito da un tronco di eucalipto giovane scavato all’interno dalle termiti che si nutrono delle sostanze organiche presenti nel midollo. 

Uno dei nomi originali più diffuso è Yidaki, il termine cambia a seconda del clan di provenienza. L’origine geografica è nell'Australia del nord, nelle terre di Arnhem, nel Kimberley e nelle zone che si affacciano sul golfo di Carpentaria e risale a migliaia di anni or sono. 

In realtà è forse il più antico strumento a fiato giunto ai giorni nostri, ma è prima di tutto un oggetto rituale molto caro al popolo aborigeno australiano.

*v. presentazione dei didgeridoo

Alcuni didgeridoo di  Papi Moreno

 

4.  QUALE E' L'ORIGINE DEL NOME E QUALI SONO LE CARATTERISTICHE SONORE DI QUESTO STRUMENTO?

Il nome didgeridoo è un termine onomatopeico, dato dagli inglesi, che si origina dal suono stesso dello strumento. 

Musicalmente questo strumento si può classificare nella categoria degli aerofoni ad ancia labiale. Soffiando al suo interno, con una particolare tecnica di respirazione e di vibrazione delle labbra, si sviluppano una serie di armonici che si diffondono dall’estremità opposta. La tecnica della respirazione circolare messa a punto dagli aborigeni è unica, nata dall’esigenza di dare continuità al suono. Oggi viene usato come un vero e proprio strumento inserito nei più disparati generi musicali, anche (e qui ritrova parte della sua origine) in musicoterapia e in sedute di meditazione/rilassamento.

 Papi Moreno - didgeridoo at the sea

 video condiviso da youtube

 

5. COSTRUISCI DA SOLO QUESTI STRUMENTI?

"Quando ho visto per la prima volta i didgeridoo originali aborigeni sono rimasto affascinato dalla semplicità della lavorazione." 


Si, gli strumenti che creo sono effettivamente tutti pezzi unici realizzati tramite il metodo del taglio longitudinale, lo scavo interno, il riassemblaggio delle due parti tagliate e la decorazione che viene fatta con colori acrilici, tenendo fede ai 4 colori di base aborigeni e/o con l'ausilio di un incisore. I colori tradizionali sono l'argilla bianca e le ocre nere, rosse e gialle.

 

foto di  Papi Moreno

*v. informazioni e vendita al dettaglio


6. CHE PROPRIETA' HANNO IL SUONO E LA VIBRAZIONE DI QUESTO STRUMENTO?

Il suono ancestrale del didjeridoo e la sua vibrazione indirizzati sul corpo in modo equilibrato e profondo, intervengono in aiuto dello stato psicofisico. Il suono induce a un stato di rilassamento e la frequenza di vibrazione entra in risonanza con la frequenza degli organi, viene percepito attraverso l'orecchio e riempie la mente di immagini, la vibrazione viene avvertita come un leggero calore che "entra" attraverso i tessuti corporei. 

Sono tipiche e ricorrenti le sensazioni di leggerezza, di rilassamento mente e corpo, di emozioni interiori provate durante e subito dopo l'applicazione.

7. COSA SIGNIFICA MASSAGGIO SONORO? 

E' un massaggio che viene fatto tramite il suono e le vibrazioni dello strumento sfiorando il corpo. 

Il massaggio dinamizza il corpo dando una rinnovata energia, entra in risonanza con gli organi, attenua le tensioni fisiche e psichiche, aiuta ad ascoltarsi in profondità e di conseguenza stimola l'intuito e la creatività.

Dopo tanti anni di prove e di ricerca  ho messo a punto un lettino vibrante dotato di una cassa di risonanza che permette la trasmissione delle vibrazioni del didjeridoo suonato all'interno della cassa stessa per rafforzarne l'effetto vibratorio. 

massaggio sonoro presso l'ospedale "San Giovanni Antica Sede" di Torino.

*v. la scheda sul lettino vibroacustico

*v. altre informazioni sul sito


8. QUAL E' IL TUO STILE DI PITTURA?

"Da bambino mi piaceva realizzare disegni con i puntini, anche da ragazzino era un continuo 'puntinando' fino a quando, durante le scuole superiori ho studiato il Puntinismo in Storia dell’Arte e l'ho utilizzato anche nel periodo degli studi. Negli anni dello studio di Grafico Pubblicitario ho usato più volte questa tecnica finché ho scoperto la "dot painting"(=corrente artistica che realizza opere accostando  punti di colore; è conosciuta per essere la tecnica di pittura tradizionale utilizzata dagli aborigeni australiani)   che utilizzo in parte sui didgeridoo che costruisco". 

Ho scelto una pittura minimalista che gioca sui contrasti dei colori, sul puntino che traccia linee di varie forme e, in qualche quadro, sulla collocazione di un particolare più realistico.


*v. altre informazioni e foto sul sito 

 

 9. CHE COS'E' IL TAMBURO DEL MARE?

 (OCEAN DRUM) 

"Fatti cullare da questo suono ancestrale"

Questo tamburo ripropone acusticamente la lieve onda del mare che si infrange sulla riva e torna indietro in un moto continuo con l'onda che si infrange con più potenza. E' possibile, facendolo roteare leggermente, riproporre il suono dell'oceano in lontananza. Sta a noi farlo "suonare" come più ci piace. Via via che lo si utilizza si diventa sempre più pratici nel creare gli effetti desiderati. E' un ottimo compagno per il rilassamento individuale o di gruppo. 

 

I tamburi del mare che creo, sono pezzi unici, niente plastica, niente pelle animale, solo legno e all'interno piccole sfere di metallo. Le misure variano tra i 35 e i 45 cm di diametro.

 
tamburo di mare - ocean drum 

Per informazioni:   *v. sito per informazioni e prenotazioni 

 
 CONCLUSIONI

Siamo soddisfatte di questa esperienza, è praticamente la nostra prima intervista (... pensiamo già che non sarà l'unica!!) ad un artista, in questo caso originale e poliedrico. 

Siamo felici di poter contribuire  con il nostro blog alla divulgazione artistica espressa attraverso pittura, strumenti musicali ancestrali, oggetti e giochi in arte povera... il tutto inserito in una visione olistica che connette arte, musica, benessere psico-fisico e Natura.

Papi Moreno è un artista e un personaggio che siamo contente di aver incontrato e che ringraziamo per la sua disponibilità nel raccontarci di lui e delle sue opere. 

Se vi abbiamo incuriosito come è accaduto a noi con i suoi quadri e i suoi strumenti musicali potete contattarlo via email   *morpapi@gmail.com o per Tel. 338 3890373


APPROFONDIMENTO

Gli Aborigeni australiani

"La cultura aborigena inizia con il suo popolo. Le guide aborigene aprono una porta su un mondo che molte persone non credono che esista ancora. Un mondo in cui passato, presente e futuro coesistono. Non c'è niente di più entusiasmante per un viaggiatore di un'esperienza totalmente nuova. Questo è ciò di cui sono fatti i ricordi."

- Dr Aden Ridgeway, appartenente ai Gumbaynggirr - fonte 

Gli  aborigeni australiani sono gli  appartenenti alle popolazioni autoctone dell'Australia che la raggiunsero probabilmente circa 50.000 anni fa (la datazione non è certa e potrebbe essere molto più remota). Il nome aborigeno (=ab origine, dal latino all'origine) è il termine usato dai primi colonizzatori delle terre australiane alla fine del XVIII sec. per definire la popolazione indigene con cui si erano subito scontrati. 

Gli aborigeni   cacciatori e raccoglitori, erano organizzati per lo più in gruppi nomadi e svilupparono diverse tradizioni spirituali basate essenzialmente sulla cultura della Madre Terra, rappresentando  la cultura vivente più antica del pianeta. Conosciuta in tutto il mondo è la loro montagna sacra, Uluru, un massiccio roccioso di colore rosso al centro di una vasta zona pianeggiante.

La loro cultura è olistica,  hanno stretti legami con la comunità, la famiglia e un rapporto  profondo per la terra che conserva la loro storia, le loro usanze, gli antenati.

L'arte, elemento fondamentale aborigeno, comprende dipinti, sculture di legno, abiti da cerimonia,  decorazione di strumenti musicali, in particolare didgeridoo, armi come boomerang  e oggetti rituali.

Le opere d'arte venivano usate per segnare il territorio, raccontare eventi storici, miti e leggende del dreamtime (=tempo ancestrale del Sogno, un periodo antecedente alla creazione del mondo), insegnare le leggi e la morale. I materiali per la pittura (come certi tipi di ocra) venivano commerciati e scambiati in tutto il territorio.

Oggi, in tutta l'Australia, sono in vendita riproduzioni su tela di opere di pittori aborigeni contemporanei. Queste tele sono nostre, acquistate in Australia, presto ve ne racconteremo la storia  in un post su Sydney.

Vi proponiamo qualche esempio:



 "Questa terra è sacra. Sente i tuoi passi quando cammini. Tutti gli esseri viventi possono sentirti. C'è stato un tempo in cui gli antenati hanno camminato su questa terra e tuttora gli aborigeni sentono che gli antenati li osservano. Gli antenati hanno tramandato la loro conoscenza ai popoli aborigeni attraverso il DNA e lo stesso DNA esiste ancora negli aborigeni in tutta l'Australia.

- Timmy "Djawa" Burarrwanga di Bawaka Homeland, East Arnhemland- fonte

In Australia vi sono circa 500 diverse comunità di aborigeni, ciascuna con una propria identità linguistica e territoriale, organizzati in clan distinti.

La popolazione aborigena è stata decimata del 90% dalla colonizzazione, iniziata nel 1788, per una serie di concause: 1. malattie veneree, varicella, vaiolo, influenza e il morbillo per le quali gli aborigeni non avevano sviluppato gli anticorpi; 2. la perdita della terra (e quindi delle fonti di cibo) 3. gli omicidi. I coloni europei si addentrarono nel continente appropriandosi del territorio  e introducendo pecore, conigli e bovini che rovinarono l'ecosistema originario. Un altro provvedimento vergognoso fu la consuetudine di separare i bambini dalla pelle più chiara dalle loro famiglie; i bambini sottratti con la forza erano educati  agli usi e costumi occidentali, religione compresa.
Nel 1967 è stato indetto un referendum per permettere ai nativi australiani di votare. Questa data e il successo del referendum  hanno segnato una svolta civile nei rapporti con gli aborigeni. Si è aperto nel paese un dibattito costruttivo che ha riconosciuto i diritti degli aborigeni e nel 2008 sono arrivate le scuse dei governanti. Oggi gli aborigeni sono circa 900.000.

Curiosità: Nel 1990 è stato pubblicato il romanzo "E venne chiamata due cuori" della scrittrice Marlo Morgan. Nel libro, diventato in breve tempo un best seller internazionale, l'autrice sosteneva di aver vissuto con gli aborigeni e ne riportava usi e costumi inverosimili e contestati dagli stessi aborigeni, tanto da costringere la Marlo a precisare che non si trattava di autobiografia ma di un romanzo.


 

domenica 18 giugno 2023

Palazzina di caccia di Stupinigi e mostra fotografica Elliott Erwitt

 

“Il punto di partenza è la tensione verso la bellezza, verso l’arte, in modo che la sorpresa, lo stupore, l’inatteso siano parte anche dell’opera architettonica.”
 Dal libro" il mondo è ingiusto" - Oscar Niemeyer

 PALAZZINA DI CACCIA DI STUPINIGI

Condizioni meteo permettendo riprendiamo le nostre scorribande a km zero (*v. post) visitando un'altra dimora di casa Savoia e tenendo conto che c'era   anche  la possibilità di visitare la mostra fotografica "Family" di Elliott Erwitt ubicata in alcune stanze della palazzina  e di cui parleremo al fondo del post.  

Già da lontano ci appare  la palazzina nella sua maestosità e regalità   che culmina all'interno con la bellezza del salone centrale dello Juvarra e che solo per questo meriterebbe una visita. 

La sala centrale è il cuore  dell’edificio attorno al quale è stato sviluppato l’intero complesso edilizio. La grande stanza è composta da una sala ovale con un soffitto a cupola. La sala venne terminata nel 1730 e in seguito  il re commissionò a Giuseppe e Domenico Valeriani il grande affresco sulla volta dedicato a Diana dea della caccia.

*v. immagini interattive del salone su Google

La Palazzina di Caccia di Stupinigi è stata una residenza venatoria,  eretta per i Savoia fra il 1729 e il 1733 su progetto dell'architetto Filippo Juvarra
Il sito, nel 1997 è stato proclamato patrimonio dell'umanità dall'Unesco
Già in età medievale era presente nel luogo un piccolo castello ancora  visibile ad est della Palazzina. La proprietà variò nei secoli per ritornare, nel 1564, ai Savoia che la gestirono tramite l'Ordine Mauriziano, il cui Gran Maestro era il duca stesso. 
La pianta della palazzina è definita dalla figura dei quattro bracci a croce di Sant'Andrea al centro della quale si trova il salone ovale.
 
 
 
UN PO' DI NUMERI
 
L'interno, in Rococò italiano,   
  • ha una superficie di circa 31.000 mq. suddiviso in 137 camere e 17 gallerie
  • 14.000 mq. sono occupati dai fabbricati adiacenti, 150.000 mq. dal parco 
  • 3.800 mq. dalle aiuole esterne 
La costruzione si protende anteriormente racchiudendo un vasto cortile ottagonale, su cui si affacciano gli edifici di servizio.
 
UN PO' DI GOSSIP...
Nel '700 la reggia fu usata per matrimoni, feste e visite regali. La cerimonia  più memorabile fu nel 1773 per il matrimonio tra Maria Teresa di Savoia e il conte d'Artois, il futuro re di Francia Carlo X. Fra gli ospiti vanno ricordati l'imperatore Giuseppe II, nel 1769, lo zarevic Paolo Romanov, futuro zar Paolo I e sua moglie nel 1782 e il re di Napoli Ferdinando I di Borbone, con la moglie Carolina nel 1785. 
Anche Napoleone vi soggiornò, nel maggio 1805, prima di recarsi a Milano per essere incoronato imperatore e  nel 1808, soggiornò alla palazzina Paolina Bonaparte con il marito, il principe Camillo Borghese.
Nel 1832 la Palazzina ritornò di proprietà della famiglia Savoia, per essere restituita, nel 1925, con i possedimenti circostanti, all'Ordine Mauriziano* che comprende anche:
1. Abbazia di Santa Maria Staffarda
2. Precettoria di Sant'Antonio Ranverso
3.L'Archivio Storico dell'Ordine (con documenti dall'anno 1000 ai nostri giorni)
4. la Basilica Mauriziana di Torino
e numerosi altri beni.
 
* L'ordine nasce per volere di Emanuele Filiberto duca di Savoia dalla fusione dell’Ordine Cavalleresco e Religioso di San Maurizio (Ripaille – Chablais, 1434) con l’Ordine per l’Assistenza ai Lebbrosi di San Lazzaro (Gerusalemme, 1090), perché la “milizia cavalleresca” si volga agli “uffici pietosi verso gli infermi”. 
Nasce l'Ospedale Mauriziano di Torino con una piccola sede vicino a Porta Palazzo e nel 1881 si costruirà l'edificio tutt'ora presente.
 
CONTINUIAMO LA VISITA..

Il Cervo di Francesco Ladatte, bronzo, rame e foglia d'oro
-1766-
Questa scultura si trovava sulla cupola della Palazzina, ma per motivi di tutela è stata posta all'interno del museo, al suo posto, nel 1992, è stata posta una copia. Lo scultore di corte, Francesco Ladatte inoltre realizzò i piatti e i candelabri d'argento per la Palazzina.

nell'antibiblioteca e nella biblioteca sono presenti numerosi ritratti di bambini di Casa Savoia

Fino al 1800 i bambini e le bambine indossavano gli stessi abiti (almeno sino ai 4 anni e oltre), anche per i maschi si privilegiavano le gonne e i vestiti. I motivi erano di ordine pratico: erano facili da indossare e da togliere,  comodi quando il bambino doveva andare in bagno e così preziosi, perchè di natura artigianale, da essere riciclati più volte tra i numerosi figli.

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Il bambino è Maurizio Giuseppe, figlio del re Vittorio Emanuele III, si intuisce che è un maschio perchè impugna una lancia

Le due sale, decorate in azzurro e oro, sono state ricavate dall'antica Scuderia Juvarriana.

biblioteca

Anditi di passaggio, sala gioco e sala da pranzo
Gabinetto di Paolina Borghese, denominazione acquisita nel 1925 perchè vi dimorarono dei nobili francesi. Caratteristica è la grande vasca in marmo bianco, scolpita esternamente.  

sala esagonale e gabinetti cinesi
salotto

sala delle prospettive è tutto un trompe l'oeil



camera da letto del XVIII sec. con baldacchino "all'imperiale",  proveniente dalla Reggia di Colorno (PR)

mobili con intarsi di Luigi Prinotto e Pietro Piffetti

numerose stanze hanno piccoli o grandi altari privati

atrio dell'appartamento dei Duchi di Chiablese decorato con due statue marmoree: Diana e Atteone, 1771, dello scultore Giovanni Battista, Bernero

salone centrale della palazzina

lo spettacolare lampadario in bronzo e cristallo visto dal basso

soffitto con affreschi di caccia


particolare

soffitti sono molto curati, tutti affrescati

i pavimenti non sono sfarzosi come nelle altre residenze sabaude, qui prevalgono la pietra policroma, il cotto
alcuni mobili e suppellettili della reggia

edifici all'esterno della Palazzina di Caccia

elefante Fritz
La palazzina oltre alla selvaggina  destinata alla caccia, ospitava un piccolo zoo con animali esotici tra cui il celebre elefante Fritz la cui triste storia è stata raccontata nel post elefante.. ispirazioni creative

in mostra a Torino in piazza Castello


 
 
CURIOSITA'
la corona delle delizie - fonte web

 
*La corona delle Delizie
Intorno a Torino tra il 1500 e il 1700 sorsero a raggiera delle residenze reali che andarono a creare la «Corona di delizie», detta così perché cingeva da tutti i lati la capitale. Le residenze furono Mirafiori, Regio Parco (alla confluenza di Stura e Po), Valentino, Villa della Regina, Venaria e Stupinigi (che dista da piazza Castello 10 km esatti). Costituivano un insieme di dimore legate solo agli svaghi,  inframmezzate dai classici castelli di Rivoli e di Moncalieri, circondate da latifondi spesso con diritti di caccia.
Alcune decaddero altre ebbero più secoli di splendore. 

“La fotografia è il lavoro dell’anima” -  Elliott Erwitt
 

ELLIOTT ERWITT - FAMILY

Mostra fotografica dal 4.03.2023 all'11.06.2023
presso la Palazzina di Caccia di Stupinigi

foto celebre, scattata dal punto di vista del cane più piccolo

Elliott Erwitt, (nato Elio Romano Erwitz, ma il nome fu americanizzato), è nato a Parigi il 26 luglio 1928 da genitori ebrei di origine russa, ha vissuto in Italia fino al 1938 ma emigrò con la famiglia negli Stati Uniti d'America nel 1939 a causa delle leggi razziali fasciste. Qui Erwitt studiò fotografia. Per 70 anni ha svolto il lavoro di fotografo con una cura ed una sensibilità particolare venata da una sottile ironia. 
 
Elliott Erwitt Vienna 2012 - fonte Wikimedia
  
La fotografia è tutta qui: far vedere a un’altra persona quel che non può vedere perché è lontana, o distratta, mentre tu invece sei stato fortunato e hai visto. - Elliott Erwitt
 
Ha scelto personalmente tutte le foto della mostra che sono rigorosamente in bianco e nero. 
Con una carrellata storico-sociale ci mostra vari modelli di famiglia, in un arco temporale  di 70 anni,  suscitando le emozioni più disparate: stupore, ilarità, pietà, tenerezza...

Qui di seguito alcune foto tra quelle che ci hanno maggiormente colpito
 
 Francia, Provenza, 1955, la foto è stata scattata per promuovere il turismo ed ebbe un enorme successo

due coniugi - Irlanda

moglie e figli del fotografo


famiglia americana
una famiglia...alternativa
 
Di me dicono che sono un umorista: le mie foto dei cani che saltano quando gli abbaio, o suono la trombetta… La cosa più difficile e utile al mondo è far ridere-Elliott Erwitt 

una delle tante foto con protagonisti i cani
 

Erwitt propone anche delle sequenze fotografiche come quelle che vedete qui di seguito. 
Nella prima fotografa la sua seconda moglie prima e dopo la nascita della loro bambina.
 
 
 
 
 

un'altra sequenza
 



 
Se le mie immagini aiutano qualcuno a vedere le cose in un certo modo, probabilmente è a guardare le cose con più leggerezza. Tutto è serio ma può anche non esserlo"-Elliott Erwitt



Se siete interessati potete visionare molte altre foto nelle galleries del sito di Elliott Erwintt:  

 *v. sito di Elliott Erwitt https://it.elliotterwitt.com/