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venerdì 27 settembre 2024

cestini e sacchetti fai da te - tutorial

“Mi costruivo da solo i giocattoli. Con le forbici, l'ago e il filo costruivo dei pupazzi di stoffa. Facevo i trenini, le casette, le automobiline.”

Fonte: https://le-citazioni.it/argomenti/stoffa/
“Mi costruivo da solo i giocattoli. Con le forbici, l'ago e il filo costruivo dei pupazzi di stoffa. Facevo i trenini, le casette, le automobiline.”

Fonte: https://le-citazioni.it/argomenti/stoffa/

“Mi costruivo da solo i giocattoli. Con le forbici, l'ago e il filo costruivo dei pupazzi di stoffa. Facevo i trenini, le casette, le automobiline.”
 Benito  Jacovitti -

Noi non siamo sarte e non abbiamo la pretesa di esserlo, ma ci arrangiamo e ci piace ottenere un risultato, anche se non proprio preciso, almeno  piacevole. La cosa che ci diverte è creare "qualcosa dal nulla" recuperando avanzi e scampoli di stoffe, pizzi e passamanerie.  

L'armadio delle stoffe

Riproponiamo in questo post alcuni piccoli progetti realizzati con avanzi di stoffe e materiali di recupero.


1. sacchetto merletto 
 

Un sacchetto dall'aria romantica nei colori tipici dello stile shabby; può essere usato così com'è, insieme ad altri sacchetti simili, posto in un cesto come porta oggetti, potpourri profumati, porta fazzoletti, piantine candele o regali per qualche amica ecc...
E' un sacchetto semplice, ma unico perchè la stoffa  bianca di lino è stata tinta da noi con la chalk color tortora e il decoro è un avanzo di vecchia tendina.   

Cosa occorre?  

  • Un rettangolo di stoffa di lino bianca  (la misura è a piacere, questo è cm 20 per cm 22  tinta con la chalk tortora   (*v.post tutorial );  (*v.post tutorial)
  • avanzo  di una vecchia tendina 
  • un bordo di pizzo
  • un nastrino di seta
  • materiale per cucire a mano o con la macchina 


consigli: 

  • meglio usare stoffa naturale (cotone, lino) che già di suo conferisce un aspetto più prezioso e  per colorarla con le chalk è indispensabile che sia stoffa  di origine naturale e non acrilica
  • conservate i vari ritagli di stoffa, merletti e pizzi  almeno i più belli o di buona qualità, prima o poi si trova il modo di recuperarli   
  • la stoffa si può anche decorare con la pittura per stoffa a mano o con gli stencil *v.post tutorial 
  • disporre tutti i pezzi di stoffa e pizzo sul tavolo per trovare la soluzione che piace di più sovrapponendo e/o spostando le varie parti 
  • stirare prima il rettangolo di stoffa e soprattutto i bordi in modo da facilitare la cucitura dell'orlo 

 

 

*v. altre foto e informazioni sul post 

“Prima di uscire ho apparecchiato la sua colazione. Sul sacchetto dei biscotti ho attaccato un post-it con la mia dichiarazione d'amore...."

-Fabio Volo-

2. sacchetto cosa ci metto?


Sacchetto con avanzi di stoffa di campionario, realizzato soprattutto per sperimentare l'abbinamento con stoffe diverse; 

campionari

L'abbiamo chiamato "sacchetto cosa ci metto?" perchè non ne avevamo progettato la funzione, poi abbiamo trovato vari usi, ad esempio, possiamo inserire bevande, barattoli di marmellata, grissini o pane, spazzole ecc... *v. varie foto nel post 


Per la realizzazione di questo sacchetto  di dimensioni cm 20 x cm 30 abbiamo usato: 

  • un rettangolo di lino bianco tinto con la chalk azzurra (la stoffa tinta con la chalk assume tonalità naturali, delicate e romantiche *v.post tutorial 
  • un quadrato  di stoffa scozzese facente parte di un campionario
  • del pizzo avanzato
  • un nastrino color  lavanda
  • materiale per cucito


*v. altre foto e informazioni sul post 

 “A volte le parole non bastano.
E allora servono i colori.
E le forme.
E le note.
E le emozioni.” 

- Alessandro Baricco -

3. sacchetti regalo con stoffa tinta in casa 

  le stoffe  con le quali abbiamo realizzato i sacchettini  sono diventate da bianche a color lavanda, verde salvia, azzurro menta e tortora

Sacchettini regalo realizzati a mano con stoffa dipinta con chalk e decorati con colori per stoffa, pizzi nastri ecc...

L'idea ci è venuta quando abbiamo trovato in una cassapanca avanzi di stoffa  di lino e cotone bianchi.

In questa occasione abbiamo avuto modo di sperimentare la pittura su stoffa con le chalk paint; il risultato ottenuto è stato molto invitante: colori delicati e romantici...proprio shabby! *v.post tutorial  ; in seguito abbiamo provato a tingere la stoffa anche con prodotti naturali *v. post tutorial

Il sacchetto così realizzato è già un regalo unico, ne abbiamo creati  tanti e sono andati a ruba; sono stati  utilizzati per bomboniere, contenitori di erbe aromatiche e profumate, per inserire barottoli di marmellata casalinga o altri piccoli regali.  
Una volta cuciti, i sacchettini sono stati decorati con pizzi, nastri o colori per stoffa e stencil.
Anche le etichette sono state realizzate da noi
*v.post tutorial etichette personalizzate



 
Tu la pensi mai una giornata con me tra un cestino di meraviglie e una fetta di torta, un tavolo di legno, l’ombra di una quercia e tanti segreti da confidare?
-Fabrizio Caramagna-

 4. cestino foderato di romanticismo 


un cestino in rattan (fibra naturale derivata da una palma rampicante) di color tortora, carino, funzionale, ma un po' anonimo e "triste", così abbiamo pensato di creargli una fodera interna con un risvolto esterno bordato di pizzo in stile shabby, sfoderabile facilmente e lavabile, quindi più igienica se il cestino viene usato per alimenti quali pane, biscotti o frutta. 


Materiali usati e procedimento

  • un quadrato di stoffa naturale (lino o cotone) bianco avorio

    (non gettate vecchie lenzuola, tovaglie e avanzi di tende, potranno essere riutilizzati)
  • bordure di pizzo di cotone
  • materiale per cucire 
  • cartoncino per fare il modello +  righello e matita
Non vi scriviamo le misure perchè dipendono dalla forma e dalle dimensioni del cestino che si ha a disposizione. Nel nostro caso, nonostante la base del cestino sia rotonda, abbiamo optato per una base della fodera quadrata, più facile da cucire e da assemblare; le diagonali del quadrato sono della stessa misura del diametro di base del cestino, i quattro lati sono  a forma di trapezio isoscele con la base maggiore di 3  centimetri più lunga della minore. (*v.foto sotto) 
Tagliando la stoffa occorre ricordarsi di lasciare un bordo intorno a tutto il perimetro per le cuciture e anche considerare che la fodera dovrà essere poi ripiegata esternamente  sopra il bordo del cestino  per almeno un paio di centimetri. 
Infine,  per impreziosire e rifinire il tutto, intorno al  bordo superiore e  alla base quadrata interna è stata applicata della bordura di pizzo di cotone e, sempre sul bordo superiore, è stato cucito un fiocchetto ricavato della stessa stoffa.

*v. altre foto e informazioni sul post

 
La vita spezza i fili, rompe la trama, crea nodi e grovigli. L’uncinetto – partendo da un punto nello spazio – cerca di ridare armonia e senso alle cose.
-Fabrizio Caramagna-
 
5. cestini a crocket e un po' a macramè 
 

Cestini di vari tipi, grandezze e colori (realizzati da principianti dell'uncinetto), creati con avanzi di  filato di cotone più spesso (quello che usiamo per il macramè) e  avanzi di lana. I cestini possono essere utilizzati in vari modi: porta oggetti e svuotatasche; portavasi, porta salviette e saponette; porta gomitoli di lana; porta frutta secca; porta materiale da cucito; o anche vuoti, utilizzati come complementi di arredo    



Materiali e procedimento 

  • filato di cotone un po' spesso, noi abbiamo usato filo di cotone riciclato da 3 mm, color ecrù e nocciola e in un cestino si è utilizzata anche lana color azzurro
  • uncinetto
  • segna punti 
  • ago da maglia
1. si inizia creando un cerchio per la base aiutadosi con l'uncinetto (noi abbiamo usato il numero 5
ci sono varie tecniche che troverete in rete e video tutorial molto utili, noi abbiamo seguito questa regola:
  • si inizia con il fare un anello di catenelle o con il cerchio magico nel quale far passare un numero di  punti,  solitamente il doppio delle catenelle iniziali, a maglia bassa o alta o altri punti (abbiamo preferito la maglia alta)  e si chiude il 1° giro 
  • nel 2° giro si aumentano due maglie per ogni punto del giro precedente 
  • nel 3° giro gli aumenti sono alternati uno si e uno no 
  • nel 4° giro  gli aumenti sono alternati uno si e due no 
  • nel 5° giro  gli aumenti sono alternati uno si e tre no 
  • e così via con eventuali aggiustamenti in base alla grandezza del cerchio 

2. finito il cerchio-base  si  deve cominciare a salire in verticale, per ottenere questo effetto, noi abbiamo pensato (intuitivamente e dopo alcune prove) di utilizzare un uncinetto di un numero inferiore,  di cambiare maglia (da alta a bassa), oppure di non fare gli aumenti (si accettano consigli!!).

3. si sale fino all'altezza desiderata sempre con lo stesso filato o variando: abbiamo provato a realizzare un cestino tutto ecrù, uno ecrù con una fascia e il bordo color nocciola e  uno a righe ecrù, nocciola con un inserto azzurro. I fili rimasti si nascondono e mimetizzano  facendoli poi passare  all'interno dei vari punti.

4. una volta terminato abbiamo rifinito il bordo con l'aiuto di un ago da maglia facendo passare il filato  tutto intorno dentro e fuori i vari fori delle maglie.

5.  i manici sono stati realizzati a macramè con punto piatto o  con fili intrecciati e inseriti nel bordo con un punto allodola e  due nodi, alla fine si sono lasciate  delle frange 

6. si possono usare vari prodotti o procedure per "indurire" il cestino (acqua e vinavil, un appretto spray, acqua e zucchero, amido, una base forata di materiale rigido ecc...); noi non abbiamo usato niente, perchè ci piace l'effetto morbido e naturale. Comunque grazie al filato spesso e al bordo, i cestini realizzati non si afflosciano. Volendo, si può realizzare una semplice fodera interna  con un avanzo di stoffa.
 
cestino bianco e nocciola
cestino ecru con piantina grassa
 
cestino bianco
cestino bianco, nocciola e azzurro


6. borsa - cestino realizzata con avanzi di vari tipi di filati e la tecnica mochita wayuu
 

Con gli avanzi del filo e gli avanzi di un gomitolo di lana tricolor, abbiamo realizzato  alcune borse .  Il sotto e la parte inferiore sono  fatte  con il cotone usato per  macramè, la parte finale superiore e il laccio  a treccia con la lana;  questo esperimento ci ha fatto capire che diversificando e abbinando  materiali diversi  nello stesso manufatto  si possono ottenere degli effetti interessenti . 
Possono essere usate  come borse in stile etnico  , ma anche come  nel nostro caso,   una di queste è diventata cestino porta gomitoli.
Per la tecnica Mochila wayuu *v.il post  *v. il post 

in effetti molte delle  borse che abbiamo realizzato in stoffa e filati , si possono presstare a diventare sacchetti  o cestini  *v. pagina stoffa  - sezione borse 
 



7. Porta rotoli in stoffa per carta da cucina in stile shabby
 
 
Non è un cestino, nè un sacchetto, ma "contiene sempre qualcosa", è di stoffa ed in questo caso trattiene rotoli da cucina, ma può essere usato anche come porta oggetti in camera o in bagno oppure destinato a porta riviste

Materiale usato e procedimento

  • stoffa pesante in lino originariamente bianca, ora  color tortora, tinta con la chalk *v.post
  • bordure di pizzo di cotone
  • passamaneria a fiorellini 
  • materiale per cucito
  • un  bastoncino  di legno a sezione circolare
  • un pezzo di cordoncino sottile
Dopo aver fatto un progettino di massima  e deciso caratteristiche e misure 
 
abbiamo: 
 
1. ritagliato  la stoffa delle dimensioni stabilite. (Tagliando la stoffa occorre ricordarsi di lasciare un bordo  intorno a tutti i perimetri per le cuciture)
  • un rettangolo di cm 37 x 50 per la  base + i bordi
  • due rettangoli di cm 30 x 20 per i porta rotoli + i bordi
  • un rettangolo di cm 22 per 24 per la  tasca porta oggetti + i bordi
2. cucito l'orlo su tutte le parti;  
  • cucito sul lato maggiore i due porta rotoli piegando a metà la stoffa e applicato la bordura di pizzo su un lato lungo
  • cucito la tasca su tre lati piegando a metà la stoffa e anche qui applicato la bordura di pizzo su un lato
 
3. assemblato  il tutto cucendo i due porta rotoli e la tasca sulla base di stoffa.  
La stoffa è di lino pesante per cui non c'è stato bisogno di imbottiture per dare consistenza, comunque non lo volevamo rigido, ci piaceva che avesse l' aspetto morbido e la cadenza tipica e quasi irregolare  del lino.  
4. applicato per rifinire  un nastrino per chiudere a fiocchetto la tasca e della passamaneria a fiorellini  sopra i due porta rotoli 
5. ripiegato il bordo superiore della base quel tanto che basta per  poter inserire il bastoncino di legno,  di cm 42 di lunghezza che serve per dare consistenza e per appendere  
6. fatto due piccoli fori ai lati del bastoncino per inserire il cordoncino e poter appendere il portarotoli a una gancio, una mensola, il pomello di un mobile

particolari


 L’amore è come la carta igienica: quando ti accorgi che sta per finire, ormai è troppo tardi.
-Fabrizio Caramagna-
 
8.Porta rotoli con una vecchia fascia per neonati
 
Nel baule della nonna abbiamo trovato una vecchia fascia utilizzata per la vestizione dei neonati che abbiamo pensato di utilizzare come portarotoli, per bagno.. due cuciture, un piccolo attaccapanni ed un nastro ed ecco il risultato!
Può essere utilizzata come porta riviste, porta rotoli per carta da cucina, porta asciugamani per ospiti...
 


 
 Se Dio avesse voluto che seguissimo passo dopo passo le ricette, non ci avrebbe dato le nonne.
-Linda Henley-
 
9. Vestito per il quaderno delle ricette

Un quaderno a righe di carta riciclata o una vecchia agenda possono essere molto utili per incollare ricette, conservare appunti, scrivere un diario, stendere appunti, fare schizzi.. è vero che siamo nell'era digitale e basta trasferire tutto su un file word o in rete (anche sul blog), ma scrivere le ricette a mano su un quaderno, come facevano le nonne,  è romantico ed in fondo ha un suo perchè... ma quadernetti o agende  ci sembravano  un po' spogli  così abbiamo fatto loro dei "vestitini" un po' shabby" ... seguendo due metodi:

1. Vestito sfoderabile per quaderno: cucito 

 

materiali e procedimento

  • un avanzo di un vecchio canovaccio a pois con riproduzioni di lavanda
  • dei ritagli di pizzo
  • un nastrino in tinta
  • un piccolo rettangolo di cotone bianco
  • colori o pennarelli per stoffa 
  • materiale per cucire  

1.prendere le misure del quaderno e ritagliare un rettangolo di stoffa tenendo conto degli orli e dei bordi laterali nei quali andrà infilata la  copertina rigida del quaderno
2.cucire  a mano  o a macchina i bordi, le bordure di pizzo e il nastrino per chiudere
3.preparare l'etichetta: un rettangolo di stoffa doppia, bianca, di cotone dalle dimensioni desiderate sul quale disegnare e scrivere con colori per stoffa (in questo caso la parola ricette  con un rametto di lavanda), 4.cucire il bordo di pizzo tutto intorno e infine applicare l'etichetta di stoffa alla copertina 
 
 
2. Vestito per agenda: veloce con la colla a caldo
 
  • avanzi di stoffa (a fiorellini e  iuta)
  • ritagli di pizzo  e passamaneria
  • nastrino 
  • colla a caldo 
  • forbici

 
 “I ricordi non sono tesori di vetro da tenere conservati dentro una cassa. Sono nastri colorati da appendere al vento.”

- Terry Brooks-
 
10. Portanastri

 
Anche questo "porta" qualcosa, in questo caso nastri, rocchetti, gomitoli ecc...; non è di stoffa, ma ci piaceva lo stesso inserirlo in questo post.  E' una trasformazione d'uso da portariviste  a portanastri
 
Procedimento
 
1. pulizia con alcol puro distribuito su uno straccio in microfibra, questo oggetto è piccolo e abbastanza pulito quindi non usiamo la miscela di acqua, bicarbonato e ammoniaca
2. due mani di primer a distanza di un giorno
3. due mani di chalk tortora
4. passiamo della carta vetrata a grana grossa per l'invecchiamento
5. decorazione con stencil e chalk bianco-latte, albicocca, azzurro, rosa, verde oliva
6. due mani di flatting opaco a distanza di un giorno
7. foro sui due lati opposti per inserire una bacchetta che sostenga i nastri
8. inserire i nastri e il materiale occorrente


martedì 24 settembre 2024

La storia della Bella Rosina e di Borgo Castello


“La storia insegna che la storia vien fatta dai posteri.
L'avvenire crea il passato.”
Italo Tavolato

Vestite da turiste a km 0, macchina fotografica al collo e scarpe comode, in una torrida giornata estiva, ci siamo recate alla Mandria (Il parco naturale La Mandria è un'area naturale protetta,  situata tra il torrente Stura di Lanzo, il torrente Ceronda e l'area urbanizzata a nord-ovest di Torino e di Venaria Reale a visitare l'ennesimo castello, nei dintorni di Torino, legato ad una romantica storia d'amore. Le nostre aspettative sono sempre alte, non resteremo deluse...

Nel post oltre a informazioni e foto di interni ed esterni del castello, vi racconteremo anche le storie d'amore di Vittorio Emanule II tra Maria Adelaide D'Asburgo Lorena sua  moglie, Rosa Vercellana detta "la bella Rosina" prima amante e poi sposata con matrimonio morganatico e Laura Bon l'amante-attrice.  

Il castello della Mandria

ingresso alla Mandria
la fontanina a forma di Toro, verde bottiglia, simbolo di Torino

una fontana

Il Castello della Mandria, chiamato anche Borgo Castello, è una residenza reale, appartenuta ai Savoia, situato all'interno del parco de La Mandria ed eretto in varie fasi dal 1708 al 1861. Il complesso del castello con gli appartamenti reali, dei giardini e del parco costituisce oggi un polo museale delle residenze sabaude, dichiarato Patrimonio dell'umanità dal 1997.
Il Castello della Mandria viene destinato ad uso esclusivo e privato di Vittorio Emanuele II di Savoia già a partire dal 1859 il quale lo utilizzerà come base per la caccia e residenza privata.
Le oltre 20 sale che lo compongono, mostrano al visitatore il fascino di un grande protagonista del Risorgimento italiano (v. museo ) che condivise parte della sua vita privata, proprio al Castello della Mandria, con la moglie morganatica Rosa Vercellana, soprannominata dal popolo che l'amava la "Bela Rosin" (dialetto piemontese 
Gli Appartamenti Reali ci sono pervenuti completamente arredati, ricchi di preziosi manufatti, opere d'arte, tessuti, arredi e suppellettili delle antiche collezioni sabaude che ci permettono di capire i gusti del sovrano e le mode dell'epoca.
Dal 1976 la Regione Piemonte ha acquistato tutto il patrimonio ambientale e architettonico del Parco, istituendo nel 1978 l'Ente di gestione del Parco Regionale della Mandria che amministra 5 aree protette.

l'entrata del Castello-Museo

interno, sfilata di carrozze di fronte alla biglietteria,
lunga galleria di m 27,50 e scuderia all'epoca di Vittorio EmanueleII, a fine '800 diventerà autorimessa


SALONE DA BALLO MARCHESALE
Piano terra


particolare del pavimento

Eugenio Tano, (pittore e patriota), ritratto di Giuseppe Garibaldi

Koen Vanmechelen, Alessandro Magno, 2021, marmo e vetro;
set da viaggio

Primo piano

Particolare della decorazione della scala in finto marmo
 e preziosa stufa  a legna sul pianerottolo

Anticamera, si intravedono le 20 camere che, secondo la moda dell'epoca, erano una dentro l'altra

CAMERA DA LETTO DI VITTORIO EMANUELE II
I mobili di questa camera sono tutti originali. Dopo la morte di Vittorio Emanuele II il figlio vendette il castello con tutte le suppellettili ad eccezione dei mobili di questa camera che furono custoditi a Torino, nel Palazzo Reale e reintegrati nel 2011. Il maggior ebanista dell'800, Gabriele Capello, detto Moncalvo, si è occupato di tutto l'arredamento

letto

camino, vasi cinesi e specchio

stemma reale

Camera da letto della Duchessa d'Aosta Elena d'Orléans, moglie di Emanuele Filiberto che soggiornò dal 1895 al 1898. Ai tempi di Vittorio Emanuele II conteneva trofei di caccia

sala da ballo, carta da parati in tessuto viola

sala biliardo

sala da pranzo

sala da gioco

CAMERA DA LETTO DI SUA MAESTA'
Letto matrimoniale della coppia, arredo borghese, intimo, con un magnifico soffitto a cassettoni, piuttosto basso rispetto a quelli altissimi delle residenze ufficiali.  

camera matrimoniale

Oggi arredato come salotto ma in passato era un studio di Rosa Vercellana, conteneva una scrivania, una libreria e un divano andati dispersi

CAMERA DA LETTO DI ROSA VERCELLANA
La Bella Rosina, il cui vero nome era Rosa Vercellana, è stata la moglie morganatica di Vittorio Emanuele II, primo re d'Italia. Nata a Nizza Monferrato il 3 giugno 1833, era figlia di un militare, Giovanni Battista Vercellana, che serviva nell'esercito piemontese. La sua vita cambiò quando incontrò nel 1847 il futuro re Vittorio Emanuele II, all'epoca ancora principe ereditario e re di Sardegna, durante una visita al castello di Racconigi
I primi appuntamenti tra i due furono clandestini, sia perché re Carlo Alberto, padre di Vittorio Emanuele II, era contrario, sia perché le leggi sulle minori di 16 anni erano severe. La ragazza, che era analfabeta, venne comunque trasferita in una dipendenza della Palazzina di caccia di Stupinigi, molto più vicina a Torino.

Il Re ama le donne! E guai se non le amasse: sarebbe un tiranno; la storia ci narra che i più grandi despoti e i più feroci monarchi furono sempre coloro ai quali il volto di una donna non seppe mai far battere il cuore! (dalla Gazzetta d'Italia, 1869)

Relazione con Vittorio Emanuele II
 
Rosa Vercellana insieme al re Vittorio Emanuele - fonte
 
Rosa aveva solo 14 anni quando subì l'attenzione del re che all'epoca aveva 27 anni. Nonostante Vittorio Emanuele fosse già sposato con la cugina Maria Adelaide d'Asburgo Lorena,* ed avesse già 4 figli, iniziò una relazione con Rosa, che sarebbe durata per tutta la vita. La coppia ebbe due figli: Vittoria (1848) e Emanuele Alberto  (1851).
Per via della differenza di status sociale, Rosa non poté essere riconosciuta come regina. Tuttavia, il legame tra i due rimase forte nonostante l'ostilità della corte, e le numerose amanti di Vittorio Emanuele dalle quali ebbe uno stuolo di figli, almeno 8. 
Persino Cavour cercò in vari modi di separarla dal sovrano con la calunnia sussurrando che lei l'avesse tradito. La risposta di Rosa fu fulminante: il re era così focoso che lei non aveva nè il tempo, nè la forza di tradirlo.
Il rapporto tra Rosa e Vittorio fu profondo e per darle una parvenza di nobiltà, lui la nominò Contessa di Mirafiori e Fontanafredda nel 1858, un titolo nobiliare creato appositamente per lei. Nel 1869, dopo la morte prematura della regina Maria Adelaide, debilitata da ben 8 gravidanze (Milano 3 giugno 1822 – Torino 20 gennaio 1855), il re decise di sposare Rosa in un matrimonio morganatico, cioè un'unione che non garantiva a Rosa né ai loro figli diritti dinastici. Questo matrimonio religioso fu seguito, nel 1877, da una cerimonia civile (pare che non esistano documenti in merito).
* Maria Adelaide D'Asburgo Lorena, figlia dell’arciduca Ranieri d’Asburgo, viceré di Milano, e di Maria Elisabetta di Savoia, sorella di Carlo Alberto, sposò Vittorio Emanuele a Stupinigi nel 1842). Morì giovanissima per le continue gravidanze che avevano minato il suo fisico e  forse anche il suo stato psichico. Negli ultimi tempi, prima della morte, era debilitata, febbricitante e incapace di reggersi sulle sue gambe,  perdeva capelli e denti; era depressa e disinteressata a quanto la circondava, si mostrava  dimessa  e trascurata. Morì poco più che trentenne  tra atroci sofferenze, reduce dalla sua ottava gravidanza,  a seguito di una gastroenterite.  

Vita successiva e morte

Il 9 gennaio 1878, il Re morì -forse per malaria o polmonite- assistito dai figli ma, come previsto dal Protocollo di Corte, non dalla moglie morganatica, cui fu espressamente vietato recarsi al capezzale dai ministri del Regno. Nonostante volesse essere sepolto nella basilica di Superga, per volere del figlio Umberto, suo successore, fu sepolto nel Pantheon di Roma.  
La Bella Rosina visse il resto della sua vita lontano dalla corte, godendo dei beni e delle proprietà che il re le aveva lasciato, trascorrendo molto tempo tra la residenza di Mirafiori e altre proprietà. Morì a Pisa il 26 dicembre 1885  -era diabetica-, ma la casa Reale vietò di sepellirla accanto a Vittorio Emanuele II perchè non aveva il titolo di regina, così i figli, sfidando i Savoia,  fecero costruire a Torino un edificio ad imitazione del Pantheon di Roma. Nel 1972 le sue spoglie furono traslate al cimitero Munumentale di Torino a seguito di numerose profanazioni e vandalismi alla sua tomba.

Chi sei che ti aggiri 
 nel doppio mistero  
del falso e del vero?
 La gente di corte 
 ti chiama regina, 
la plebe, Rosina. 
Se casca una brina, 
su i tuoi millefiori, 
ritorni Rosina 
di dentro e di fuori! 
(Raffaele Petra, poeta napoletano)


camera da letto di Rosa Vercellana, la quale si era stabilita 
in questo castello dal 1863

minuscola cameretta della cameriera personale di Rosa Vercellana: letto in ferro battuto, comò, stufa

saletta

Alla destra delle camere corre il lunghissimo 'Corridoio degli uccelli' perchè contiene numerosi esemplari di animali imbalsamati

particolare delle lampade

alcuni soffitti

Le porte interne sono ampie, barocche, pompose e perfettamente conservate. Sono anch'esse elementi decorativi oltre che funzionali.
I possenti cardini rendono stabile la porta aperta senza il pericolo di chiusure causate delle correnti d'aria, frequenti in queste sale poste in sequenza.
Se la porta non è aperta completamente si chiude automaticamente sfruttando in principio della gravità.
 
Pavimenti, in legno e in graniglia di marmo rosa


cortile interno

le stalle e una scuola di formazione professionale accanto al Castello

La scuola Formont (Formazione Professionale Montagna) di Ceres, situata all'interno del Castello della Mandria, vicino alla Venaria Reale, ha una storia che si intreccia con la tradizione formativa del Piemonte. Il Formont  è un ente privato, senza scopo di lucro, nato negli anni '80, specializzato in settori legati alla montagna, al turismo e all'ambiente, che offre corsi legati alla ristorazione, agricoltura, gestione del patrimonio ambientale e culturale, montano e rurale. 
La scuola ha un forte legame con il territorio circostante e promuove lo sviluppo sostenibile delle aree montane e collinari del Piemonte.

MAUSOLEO della Bela Rosin
(così la chiamava il popolo che l'amava)

foto Pubblico dominio


 
in occasione della rievocazione storica di Alpignano -
2023 - 
*v.post abbiamo incontrato la scrittrice brasiliana Tatiane Paiva che presentava il suo romanzo storico  "Follow the stars, il principe che mi amava" (=Segui le stelle) - Land editore. Ambientato in una Torino ottocentesca, affascinante e ricca di esoterismo, viene narrata la storia d'amore tra  Vittorio Emanuele II di Savoia e Rosa Vercellana.

 CURIOSITA'
Non solo Rosina.. Laura Bon e il triste destino dell'attrice, amante  del re 
 
Laura Bon - fonte 
Molti conoscono la storia del re e della bella Rosina, ma meno conosciuta è la storia, quasi parallela che Vittorio Emanuele II ebbe con  l'attrice Laura Bon. Noi abbiamo cercato informazioni consultando varie fonti  ed il risultato pare la trama di un romanzo.   fonte
Vittorio Emanuele II ebbe numerose amanti tra le quali spiccò oltre alla Bella Rosina, l'attrice Laura Bon. Laura, nata a Torino nel 1825, proveniva da una famiglia di attori di teatro. 
Vittorio Emanuele era sposato dal 1842 e aveva già due figli, ma pare che non sapesse resistere al fascino femminile, soprattutto delle donne più popolane, con le quali diceva di sentirsi più a suo agio. Nel 1844 durante una rappresentazione teatrale a Casale Monferrato, Vittorio Emanule notò l'attrice e iniziò a  corteggiarla in  vari modi e, quando nel 1848 Laura recitò a Torino, lui si presentò a teatro, la conquistò  con parole d'amore e passione e le fece lasciare la compagnia itinerante per farla rimanere in città, vicino a lui. Lei accettò non sapendo che un anno prima  lui aveva iniziato una storia con la quattordicenne Rosa Vercellana e che con lei aveva già un figlia, mentre con la moglie ne aveva avuti altri tre.
Nel 1849 Vittorio Emanuele, diventato Re di Sardegna, acquistò per Laura un appartamento a Torino, in via San Massimo, 10 e le  chiese di smettere di recitare. Lei, innamoratissima, pur con rammarico, abbandonò le scene, e nei tre anni successivi, nacquero altri 4 figli del re: due dalla regina, uno da Rosina e uno, nato morto, da Laura.
Laura viveva fra l'alloggio di Torino e il Castello di Moncalieri, mentre Rosina  si incontrava con il re nella palazzina di caccia di Stupinigi. Nonostante le rassicurazioni del re, Laura  cominciò a insospettirsi, indagò e venne a sapere della relazione del re con la Vercellana e dei figli avuti da lei. 
Mentre la regina sopportava dignitosamente i tradimenti, Rosina era comprensiva e amorevole, non si occupava di politica e seguiva il re fedelmente, Laura era gelosa, si lamentava e disperava, piangeva e questo suo comportamento infastidiva il re. Nel 1853 lei ebbe una figlia e il re cercò di mandarla a Parigi per riprendersi. Laura partì ma fece ritorno quasi subito per controllarlo; arrivò anche a vestirsi da uomo per seguirlo e spiarlo.  Lei si rodeva di gelosia  e così facendo diventò noiosa per il re, tanto che lui le confessò il suo amore per Rosina. Laura comunque  lo perdonava sempre, ma la relazione oramai si trascinava. I due non si vedevano per mesi sia per ragioni politiche sia per disinteresse del sovrano, fino a quando il re non le disse che avrebbe sempre pensato al mantenimento della figlia, ma che lei doveva lasciare Torino. Lei rifiutò, ma pochi giorni dopo arrivarono a casa i carabinieri e le dissero di seguirli perchè l'avrebbero scortata a Milano. Lei lasciò tutto, compresi i gioielli e i regali del re e rifiutò il denaro che le veniva offerto. Una volta a Milano venne informata che era stata bandita da tutto il regno. Lei non si rassegnò e vestita da uomo, con documenti falsi rientrò a Torino per incontrare il re, ma non ottenne udienza. Così tornò al suo amato teatro, aiutata da Massimo d'Azeglio, recitando in varie città e ottenendo grandi successi, tuttavia continuava a  scrivere al  re  nel tentativo di riconquistarlo. Lui l'aiutò economicamante, ma la relazione, per Vittorio Emanuele II era conclusa. Laura incontrò anche Cavour, che le propose una collaborazione per allontanare Rosina da Vittorio Emanuele, nel timore che lui volesse sposarla, ma senza successo. 
In seguito la donna rimase senza mezzi economici  tra l'epidemia del colera e lo scarso aiuto economico da parte del re, impegnato nella guerra di indipendenza; ma nonostante tutto lei cercò in tutti i modi di riconquistare Vittorio Emanuele. Quando nel 1869  il re sposò Rosina, Laura perse ogni speranza e si trasferì a Venezia dove, nel 1904, morì a causa di un attacco cardiaco, sola e in miseria  (la figlia era morta nel 1895)

Giudizio impietoso dello storico Silvio Bertoldi
"Carlo Alberto era naturalmente elegante, coltissimo, sobrio, raffinato, austero, di scarse confidenze e nella scelta dei suoi amori fu sempre portato a donne di classe. Salvo poi tormentarsi per aver peccato e aver ceduto alle tentazioni, essendo religiosissimo. 
Per quanto riguarda il figlio (Vittorio Emanuele II), bastava un'occhiata a giudicarlo: sciammannato, neppure troppo pulito, vestito come un contadino, con gusti rozzi, refrattario alle arti, alla musica e a qualsiasi forma di curiosità intellettuale, ignorante, bisognoso di muoversi, di scatenarsi a caccia sui monti dell'amata Val d'Aosta, indifferente alla religione e osservante solo perché superstizioso e preoccupato delle punizioni divine se mancava verso la Chiesa e i preti". 
Silvio Bertoldi,  da "Il re che fece l'Italia"