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martedì 24 settembre 2024

La storia della Bella Rosina e di Borgo Castello


“La storia insegna che la storia vien fatta dai posteri.
L'avvenire crea il passato.”
Italo Tavolato

Vestite da turiste a km 0, macchina fotografica al collo e scarpe comode, in una torrida giornata estiva, ci siamo recate alla Mandria (Il parco naturale La Mandria è un'area naturale protetta,  situata tra il torrente Stura di Lanzo, il torrente Ceronda e l'area urbanizzata a nord-ovest di Torino e di Venaria Reale a visitare l'ennesimo castello, nei dintorni di Torino, legato ad una romantica storia d'amore. Le nostre aspettative sono sempre alte, non resteremo deluse...

Nel post oltre a informazioni e foto di interni ed esterni del castello, vi racconteremo anche le storie d'amore di Vittorio Emanule II tra Maria Adelaide D'Asburgo Lorena sua  moglie, Rosa Vercellana detta "la bella Rosina" prima amante e poi sposata con matrimonio morganatico e Laura Bon l'amante-attrice.  

Il castello della Mandria

ingresso alla Mandria
la fontanina a forma di Toro, verde bottiglia, simbolo di Torino

una fontana

Il Castello della Mandria, chiamato anche Borgo Castello, è una residenza reale, appartenuta ai Savoia, situato all'interno del parco de La Mandria ed eretto in varie fasi dal 1708 al 1861. Il complesso del castello con gli appartamenti reali, dei giardini e del parco costituisce oggi un polo museale delle residenze sabaude, dichiarato Patrimonio dell'umanità dal 1997.
Il Castello della Mandria viene destinato ad uso esclusivo e privato di Vittorio Emanuele II di Savoia già a partire dal 1859 il quale lo utilizzerà come base per la caccia e residenza privata.
Le oltre 20 sale che lo compongono, mostrano al visitatore il fascino di un grande protagonista del Risorgimento italiano (v. museo ) che condivise parte della sua vita privata, proprio al Castello della Mandria, con la moglie morganatica Rosa Vercellana, soprannominata dal popolo che l'amava la "Bela Rosin" (dialetto piemontese 
Gli Appartamenti Reali ci sono pervenuti completamente arredati, ricchi di preziosi manufatti, opere d'arte, tessuti, arredi e suppellettili delle antiche collezioni sabaude che ci permettono di capire i gusti del sovrano e le mode dell'epoca.
Dal 1976 la Regione Piemonte ha acquistato tutto il patrimonio ambientale e architettonico del Parco, istituendo nel 1978 l'Ente di gestione del Parco Regionale della Mandria che amministra 5 aree protette.

l'entrata del Castello-Museo

interno, sfilata di carrozze di fronte alla biglietteria,
lunga galleria di m 27,50 e scuderia all'epoca di Vittorio EmanueleII, a fine '800 diventerà autorimessa


SALONE DA BALLO MARCHESALE
Piano terra


particolare del pavimento

Eugenio Tano, (pittore e patriota), ritratto di Giuseppe Garibaldi

Koen Vanmechelen, Alessandro Magno, 2021, marmo e vetro;
set da viaggio

Primo piano

Particolare della decorazione della scala in finto marmo
 e preziosa stufa  a legna sul pianerottolo

Anticamera, si intravedono le 20 camere che, secondo la moda dell'epoca, erano una dentro l'altra

CAMERA DA LETTO DI VITTORIO EMANUELE II
I mobili di questa camera sono tutti originali. Dopo la morte di Vittorio Emanuele II il figlio vendette il castello con tutte le suppellettili ad eccezione dei mobili di questa camera che furono custoditi a Torino, nel Palazzo Reale e reintegrati nel 2011. Il maggior ebanista dell'800, Gabriele Capello, detto Moncalvo, si è occupato di tutto l'arredamento

letto

camino, vasi cinesi e specchio

stemma reale

Camera da letto della Duchessa d'Aosta Elena d'Orléans, moglie di Emanuele Filiberto che soggiornò dal 1895 al 1898. Ai tempi di Vittorio Emanuele II conteneva trofei di caccia

sala da ballo, carta da parati in tessuto viola

sala biliardo

sala da pranzo

sala da gioco

CAMERA DA LETTO DI SUA MAESTA'
Letto matrimoniale della coppia, arredo borghese, intimo, con un magnifico soffitto a cassettoni, piuttosto basso rispetto a quelli altissimi delle residenze ufficiali.  

camera matrimoniale

Oggi arredato come salotto ma in passato era un studio di Rosa Vercellana, conteneva una scrivania, una libreria e un divano andati dispersi

CAMERA DA LETTO DI ROSA VERCELLANA
La Bella Rosina, il cui vero nome era Rosa Vercellana, è stata la moglie morganatica di Vittorio Emanuele II, primo re d'Italia. Nata a Nizza Monferrato il 3 giugno 1833, era figlia di un militare, Giovanni Battista Vercellana, che serviva nell'esercito piemontese. La sua vita cambiò quando incontrò nel 1847 il futuro re Vittorio Emanuele II, all'epoca ancora principe ereditario e re di Sardegna, durante una visita al castello di Racconigi
I primi appuntamenti tra i due furono clandestini, sia perché re Carlo Alberto, padre di Vittorio Emanuele II, era contrario, sia perché le leggi sulle minori di 16 anni erano severe. La ragazza, che era analfabeta, venne comunque trasferita in una dipendenza della Palazzina di caccia di Stupinigi, molto più vicina a Torino.

Il Re ama le donne! E guai se non le amasse: sarebbe un tiranno; la storia ci narra che i più grandi despoti e i più feroci monarchi furono sempre coloro ai quali il volto di una donna non seppe mai far battere il cuore! (dalla Gazzetta d'Italia, 1869)

Relazione con Vittorio Emanuele II
 
Rosa Vercellana insieme al re Vittorio Emanuele - fonte
 
Rosa aveva solo 14 anni quando subì l'attenzione del re che all'epoca aveva 27 anni. Nonostante Vittorio Emanuele fosse già sposato con la cugina Maria Adelaide d'Asburgo Lorena,* ed avesse già 4 figli, iniziò una relazione con Rosa, che sarebbe durata per tutta la vita. La coppia ebbe due figli: Vittoria (1848) e Emanuele Alberto  (1851).
Per via della differenza di status sociale, Rosa non poté essere riconosciuta come regina. Tuttavia, il legame tra i due rimase forte nonostante l'ostilità della corte, e le numerose amanti di Vittorio Emanuele dalle quali ebbe uno stuolo di figli, almeno 8. 
Persino Cavour cercò in vari modi di separarla dal sovrano con la calunnia sussurrando che lei l'avesse tradito. La risposta di Rosa fu fulminante: il re era così focoso che lei non aveva nè il tempo, nè la forza di tradirlo.
Il rapporto tra Rosa e Vittorio fu profondo e per darle una parvenza di nobiltà, lui la nominò Contessa di Mirafiori e Fontanafredda nel 1858, un titolo nobiliare creato appositamente per lei. Nel 1869, dopo la morte prematura della regina Maria Adelaide, debilitata da ben 8 gravidanze (Milano 3 giugno 1822 – Torino 20 gennaio 1855), il re decise di sposare Rosa in un matrimonio morganatico, cioè un'unione che non garantiva a Rosa né ai loro figli diritti dinastici. Questo matrimonio religioso fu seguito, nel 1877, da una cerimonia civile (pare che non esistano documenti in merito).
* Maria Adelaide D'Asburgo Lorena, figlia dell’arciduca Ranieri d’Asburgo, viceré di Milano, e di Maria Elisabetta di Savoia, sorella di Carlo Alberto, sposò Vittorio Emanuele a Stupinigi nel 1842). Morì giovanissima per le continue gravidanze che avevano minato il suo fisico e  forse anche il suo stato psichico. Negli ultimi tempi, prima della morte, era debilitata, febbricitante e incapace di reggersi sulle sue gambe,  perdeva capelli e denti; era depressa e disinteressata a quanto la circondava, si mostrava  dimessa  e trascurata. Morì poco più che trentenne  tra atroci sofferenze, reduce dalla sua ottava gravidanza,  a seguito di una gastroenterite.  

Vita successiva e morte

Il 9 gennaio 1878, il Re morì -forse per malaria o polmonite- assistito dai figli ma, come previsto dal Protocollo di Corte, non dalla moglie morganatica, cui fu espressamente vietato recarsi al capezzale dai ministri del Regno. Nonostante volesse essere sepolto nella basilica di Superga, per volere del figlio Umberto, suo successore, fu sepolto nel Pantheon di Roma.  
La Bella Rosina visse il resto della sua vita lontano dalla corte, godendo dei beni e delle proprietà che il re le aveva lasciato, trascorrendo molto tempo tra la residenza di Mirafiori e altre proprietà. Morì a Pisa il 26 dicembre 1885  -era diabetica-, ma la casa Reale vietò di sepellirla accanto a Vittorio Emanuele II perchè non aveva il titolo di regina, così i figli, sfidando i Savoia,  fecero costruire a Torino un edificio ad imitazione del Pantheon di Roma. Nel 1972 le sue spoglie furono traslate al cimitero Munumentale di Torino a seguito di numerose profanazioni e vandalismi alla sua tomba.

Chi sei che ti aggiri 
 nel doppio mistero  
del falso e del vero?
 La gente di corte 
 ti chiama regina, 
la plebe, Rosina. 
Se casca una brina, 
su i tuoi millefiori, 
ritorni Rosina 
di dentro e di fuori! 
(Raffaele Petra, poeta napoletano)


camera da letto di Rosa Vercellana, la quale si era stabilita 
in questo castello dal 1863

minuscola cameretta della cameriera personale di Rosa Vercellana: letto in ferro battuto, comò, stufa

saletta

Alla destra delle camere corre il lunghissimo 'Corridoio degli uccelli' perchè contiene numerosi esemplari di animali imbalsamati

particolare delle lampade

alcuni soffitti

Le porte interne sono ampie, barocche, pompose e perfettamente conservate. Sono anch'esse elementi decorativi oltre che funzionali.
I possenti cardini rendono stabile la porta aperta senza il pericolo di chiusure causate delle correnti d'aria, frequenti in queste sale poste in sequenza.
Se la porta non è aperta completamente si chiude automaticamente sfruttando in principio della gravità.
 
Pavimenti, in legno e in graniglia di marmo rosa


cortile interno

le stalle e una scuola di formazione professionale accanto al Castello

La scuola Formont (Formazione Professionale Montagna) di Ceres, situata all'interno del Castello della Mandria, vicino alla Venaria Reale, ha una storia che si intreccia con la tradizione formativa del Piemonte. Il Formont  è un ente privato, senza scopo di lucro, nato negli anni '80, specializzato in settori legati alla montagna, al turismo e all'ambiente, che offre corsi legati alla ristorazione, agricoltura, gestione del patrimonio ambientale e culturale, montano e rurale. 
La scuola ha un forte legame con il territorio circostante e promuove lo sviluppo sostenibile delle aree montane e collinari del Piemonte.

MAUSOLEO della Bela Rosin
(così la chiamava il popolo che l'amava)

foto Pubblico dominio


 
in occasione della rievocazione storica di Alpignano -
2023 - 
*v.post abbiamo incontrato la scrittrice brasiliana Tatiane Paiva che presentava il suo romanzo storico  "Follow the stars, il principe che mi amava" (=Segui le stelle) - Land editore. Ambientato in una Torino ottocentesca, affascinante e ricca di esoterismo, viene narrata la storia d'amore tra  Vittorio Emanuele II di Savoia e Rosa Vercellana.

 CURIOSITA'
Non solo Rosina.. Laura Bon e il triste destino dell'attrice, amante  del re 
 
Laura Bon - fonte 
Molti conoscono la storia del re e della bella Rosina, ma meno conosciuta è la storia, quasi parallela che Vittorio Emanuele II ebbe con  l'attrice Laura Bon. Noi abbiamo cercato informazioni consultando varie fonti  ed il risultato pare la trama di un romanzo.   fonte
Vittorio Emanuele II ebbe numerose amanti tra le quali spiccò oltre alla Bella Rosina, l'attrice Laura Bon. Laura, nata a Torino nel 1825, proveniva da una famiglia di attori di teatro. 
Vittorio Emanuele era sposato dal 1842 e aveva già due figli, ma pare che non sapesse resistere al fascino femminile, soprattutto delle donne più popolane, con le quali diceva di sentirsi più a suo agio. Nel 1844 durante una rappresentazione teatrale a Casale Monferrato, Vittorio Emanule notò l'attrice e iniziò a  corteggiarla in  vari modi e, quando nel 1848 Laura recitò a Torino, lui si presentò a teatro, la conquistò  con parole d'amore e passione e le fece lasciare la compagnia itinerante per farla rimanere in città, vicino a lui. Lei accettò non sapendo che un anno prima  lui aveva iniziato una storia con la quattordicenne Rosa Vercellana e che con lei aveva già un figlia, mentre con la moglie ne aveva avuti altri tre.
Nel 1849 Vittorio Emanuele, diventato Re di Sardegna, acquistò per Laura un appartamento a Torino, in via San Massimo, 10 e le  chiese di smettere di recitare. Lei, innamoratissima, pur con rammarico, abbandonò le scene, e nei tre anni successivi, nacquero altri 4 figli del re: due dalla regina, uno da Rosina e uno, nato morto, da Laura.
Laura viveva fra l'alloggio di Torino e il Castello di Moncalieri, mentre Rosina  si incontrava con il re nella palazzina di caccia di Stupinigi. Nonostante le rassicurazioni del re, Laura  cominciò a insospettirsi, indagò e venne a sapere della relazione del re con la Vercellana e dei figli avuti da lei. 
Mentre la regina sopportava dignitosamente i tradimenti, Rosina era comprensiva e amorevole, non si occupava di politica e seguiva il re fedelmente, Laura era gelosa, si lamentava e disperava, piangeva e questo suo comportamento infastidiva il re. Nel 1853 lei ebbe una figlia e il re cercò di mandarla a Parigi per riprendersi. Laura partì ma fece ritorno quasi subito per controllarlo; arrivò anche a vestirsi da uomo per seguirlo e spiarlo.  Lei si rodeva di gelosia  e così facendo diventò noiosa per il re, tanto che lui le confessò il suo amore per Rosina. Laura comunque  lo perdonava sempre, ma la relazione oramai si trascinava. I due non si vedevano per mesi sia per ragioni politiche sia per disinteresse del sovrano, fino a quando il re non le disse che avrebbe sempre pensato al mantenimento della figlia, ma che lei doveva lasciare Torino. Lei rifiutò, ma pochi giorni dopo arrivarono a casa i carabinieri e le dissero di seguirli perchè l'avrebbero scortata a Milano. Lei lasciò tutto, compresi i gioielli e i regali del re e rifiutò il denaro che le veniva offerto. Una volta a Milano venne informata che era stata bandita da tutto il regno. Lei non si rassegnò e vestita da uomo, con documenti falsi rientrò a Torino per incontrare il re, ma non ottenne udienza. Così tornò al suo amato teatro, aiutata da Massimo d'Azeglio, recitando in varie città e ottenendo grandi successi, tuttavia continuava a  scrivere al  re  nel tentativo di riconquistarlo. Lui l'aiutò economicamante, ma la relazione, per Vittorio Emanuele II era conclusa. Laura incontrò anche Cavour, che le propose una collaborazione per allontanare Rosina da Vittorio Emanuele, nel timore che lui volesse sposarla, ma senza successo. 
In seguito la donna rimase senza mezzi economici  tra l'epidemia del colera e lo scarso aiuto economico da parte del re, impegnato nella guerra di indipendenza; ma nonostante tutto lei cercò in tutti i modi di riconquistare Vittorio Emanuele. Quando nel 1869  il re sposò Rosina, Laura perse ogni speranza e si trasferì a Venezia dove, nel 1904, morì a causa di un attacco cardiaco, sola e in miseria  (la figlia era morta nel 1895)

Giudizio impietoso dello storico Silvio Bertoldi
"Carlo Alberto era naturalmente elegante, coltissimo, sobrio, raffinato, austero, di scarse confidenze e nella scelta dei suoi amori fu sempre portato a donne di classe. Salvo poi tormentarsi per aver peccato e aver ceduto alle tentazioni, essendo religiosissimo. 
Per quanto riguarda il figlio (Vittorio Emanuele II), bastava un'occhiata a giudicarlo: sciammannato, neppure troppo pulito, vestito come un contadino, con gusti rozzi, refrattario alle arti, alla musica e a qualsiasi forma di curiosità intellettuale, ignorante, bisognoso di muoversi, di scatenarsi a caccia sui monti dell'amata Val d'Aosta, indifferente alla religione e osservante solo perché superstizioso e preoccupato delle punizioni divine se mancava verso la Chiesa e i preti". 
Silvio Bertoldi,  da "Il re che fece l'Italia"




14 commenti:

  1. Risposte
    1. Le vicende dei reali sono sempre al limite della nostra comprensione, in bilico tra realtà storica e romanzo rosa. Un abbraccio

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  2. Risposte
    1. Cara Sara.b, queste vicende sono degne di un giornaletto scandalistico. Un abbraccio

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  3. non conoscevo tutte questo, la vita dei savoia e da film

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    1. Sì un film un po' rosa, un po' noir ...e tanto grigio. Un abbraccio

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    1. La storia di casa Savoia è lunga 1000 anni, di racconti surreali ce ne sono molti ....ne pubblicheremo altri. Un abbraccio

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  5. il re era parecchio birichino mi pare

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    1. Questo re aveva un caratteraccio e credeva di poter fare tutto ciò voleva, per sua fortuna avava intorno personale preparato... Le monarchie non sono democrazie... Un abbraccio

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    1. Le storie sono sempre interessanti e ci permettono di conoscere meglio l'animo umano e noi stessi. Un abbraccio

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    1. Cara Bianca a volte leggiamo storie che sembrano film e vediamo film così realistici che ci sembrano cronache mondane. Avevamo avuto le stesse sensazioni quando abbiamo raccontato la vita del pittore Picasso, leggi il nostro post. Un abbraccio.
      https://vitadashabby.blogspot.com/2024/05/pablo-picasso-lartista-e-luomo.html

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