martedì 22 luglio 2025

Carol Rama, geniale sregolatezza

"Io dipingo per guarirmi"

-Carol Rama-

L'arte di Carol Rama, di non facile lettura, ha aspetti innovativi e temi sensibili. La visione dei suoi quadri apre riflessioni sull'essere donna, sul senso del dolore, sullo scopo della vita e sulla funzione dell'Arte come viatico dell'anima. Si può amare o criticare, ma quel che conta è che non lascia indifferenti. Consigliamo la mostra dedicata a lei, visitabile a Torino fino al 14 settembre 2025.

 
Carol Rama 
geniale sregolatezza
 
Carol Rama (Torino, 17 aprile 1918 – 24 settembre 2015) è stata una delle artiste italiane più anticonformiste e originali del Novecento. Nata a Torino, città in cui ha vissuto e lavorato per tutta la vita, Rama ha saputo costruire un linguaggio espressivo profondamente personale, capace di sfidare convenzioni artistiche, morali e sociali.
Carol era la più giovane di 3 fratelli e la loro infanzia trascorreva nell'agiatezza, grazie all'attività del padre che aveva una fiorente carrozzeria. Tuttavia Carol racconta episodi agghiaccianti accaduti quando aveva 4 anni: i suoi fratelli la portavano al fiume e la mettevano a piedi nudi nell'acqua aspettando che delle sanguisughe si attaccassero alle sue gambe, poi delicatamente le staccavano e le vendevano al farmacista; con il ricavato si recavano al cinema. Carol non piangeva aveva capito che la vita è un eterno convivere con il dolore. 

"La rabbia è la mia condizione di vita da sempre. 
Sono l'ira e la violenza a spingermi a dipingere"

Autodidatta, Carol Rama comincia a dipingere negli anni Trenta, esplorando sin da subito temi legati al corpo, alla sessualità, alla follia e al desiderio. Le sue prime opere, spesso censurate o incomprese, mostrano figure femminili nude, protesi ortopediche, membra smembrate e soggetti disturbanti, trattati con uno stile al contempo ingenuo e provocatorio.

opera 27, 1939, 
acquerello e matita colorata su cartoncino

“La tecnica non serve a niente. Se avessi fatto l’Accademia avrei perso tutto… farei quello che fanno tutti… userei la lingua degli altri, non la mia… la lingua!… La lingua è la parte del corpo umano che preferisco, perché rimane sempre uguale, non invecchia mai”.


Natalya Hauteriett, 1939
acquerello e matita colorata su carta


Dorina, 1940,
acquerello e matita colorata su carta

Opera n. 18 (dentiere), 1939
acquerello e matita colorata su carta

"Scelgo queste cose, dentiere, pennelli da barba, rasoi, pisciatoi, perché sono quelle che mi piacciono di più, sono quelle che soffrono di essere così, per le quali non ci sono rimedi, possibilità di cambiare.”



I due pini (Appassionata), 1940
acquerello, tempera e matita colorata su carta.
Il soggetto è la madre di Carol ricoverata nella clinica 
"I due Pini" per un grave stato depressivo

Ma un altro episodio sconvolgerà l'artista, nel 1942 il padre si suicida a seguito di un dissesto finanziario.
Carol si rifugia nella pittura e sperimenta nuove tecniche pittoriche: dall'acquerello alla china, poi all'olio dove predomina il colore

senza titolo, (Festa), 1941

Senza titolo (Masturbazione), 1944 
olio su tela di iuta

 
senza titolo (La stazione), 1947
è la stazione di Torino circondata dai portici

Autoritratto, 1948
inchiostro di china su carta applicata su carta

"Il lavoro, la pittura, per me, è sempre stata una cosa che mi permetteva poi di sentirmi meno infelice, meno povera, meno bruttina, e anche meno ignorante...":


Senza titolo, 1950
olio su cartoncino applicato su carta

Negli anni Cinquanta e Sessanta si avvicina all’astrazione e all’informale, pur continuando a inserire elementi tattili, organici, come gomme di bicicletta, cuoio, (materiali utilizzati dal padre), occhi di vetro, questi ultimi provenivano dall'attività della madre che si occupava di pellicce. 


senza titolo, 1950
olio su tela

senza titolo (composizione astratta), 1952
tempera su carta

senza titolo, (coperta per Daphne), 1954
applicazioni di tessuto su coperta di lana
opera in collaborazione con la moglie di Casorati suo grande estimatore


Mana, 1955
olio su tela

Le sue opere diventano sempre più materiche e tridimensionali, caricandosi di una tensione viscerale e sensuale. Non aderisce mai completamente a un movimento artistico specifico, sebbene nel tempo venga associata all’avanguardia torinese e a gruppi come il MAC (Movimento Arte Concreta).

senza titolo, 1959, 
olio e inclusioni varie su tela

Composizione, 1960
olio e inclusione di vari materiali su tela

Temi sociali

Senza titolo, 1968,
vernice nebulizzata, colla e bocchini per sigaretta su cartoncino
(guerra del Vietnam, figura umana, fuoco/napalm)

Senza titolo (Martin L. King), 1968
vernice nebulizzata, smalto, colla, lettere stampigliate e occhi di bambola su cartoncino


La mucca pazza, 1997
 tempera, camera d'aria e cuoio su sacco postale statunitense intelaiato

Carol viveva in una mansarda che oggi è diventata un museo. In casa prevalgono i colori scuri, colpiscono le grandi tende nere e gli oggetti sparsi in ogni angolo. Alle pareti grandi fotografie con i personaggi più famosi i quali avevano intuito il suo grande valore artistico, molti dei quali frequentavano la sua casa: Felice Casorati, Massimo Mila, Cesare Pavese, Edoardo Sanguineti (che le ha dedicato una poesia), Luciano Berio, ma anche Orson Welles, Colette, Man Ray, Andy Warhol...
In questa foto vi è un oggetto a forma di pene, regalo di Picasso.
Durante una visita allo studio di Picasso, l'artista si rivolse a Carol proponendole di prendere un qualsiasi oggetto come ricordo, lei scelse un attaccapanni a forma di pene al quale erano appesi stracci intrisi di colore. 
Riconosciuta pienamente solo in tarda età -«Sono troppo incazzata perchè sono stata “scoperta” a 80 anni» sbotta lei quando, nel 1998, la chiamano per una mostra al prestigioso Stedelijk Museum di Amsterdam.
Carol Rama ha ottenuto importanti riconoscimenti internazionali tra i quali, nel 2003, il Leone d’Oro alla carriera alla Biennale di Venezia. 
  
 Carol rama riceve il leone D'oro alla carriera -  fonte
 
Da allora, il suo lavoro ha conosciuto una riscoperta critica, culminata in retrospettive nei più prestigiosi musei del mondo, tra cui il MACBA di Barcellona, il Musée d’Art Moderne de la Ville de Paris e la Tate Modern di Londra.
La sua arte è un inno alla libertà individuale e alla trasgressione. Inclassificabile e visionaria, eccentrica e superstiziosa, (per non pronunciale il numero 17 barava sulla sua data di nascita), Carol Rama ha saputo raccontare la parte più intima, scomoda e carnale dell’esperienza umana, trasformando il dolore in poesia visiva.

“Io dipingo per istinto e dipingo per passione, e per ira e per violenza, e per tristezza e per un certo feticismo, e per gioia e malinconia insieme, e per rabbia specialmente. I miei quadri piaceranno a chi ha sofferto”
Carol Rama


 
Perchè abbiamo apprezzato questa mostra

Per raccontarvi quanto abbiamo apprezzato questa mostra dobbiamo aprire una parentesi su una nostra precedente esperienza. 

Poco tempo prima, attratte dal titolo, ci siamo recate a visitare la mostra: “Gauguin – Il diario di Noa Noa e altre avventure”, (allestimento al Mastio della Cittadella di Torino, dall'1-3-25 al 29-6-25).

Purtroppo invece dei dipinti e delle opere dell'artista che speravamo di trovare, vi erano esposte numerose piccole fotografie, xilografie in bianco e nero, qualche quadro di autori minori, copie (sì, proprio copie) di opere di Picasso, e un unico quadro attribuito al pittore. Di autentico vi erano solo 3 piccole deliziose sculture. 

Femme de Tahiti, 1891 "attribuito" a Gauguin

Siamo stanche di questa mercificazione dell'Arte, si allestiscono mostre il cui contenuto può essere visionato in un libro o con un computer. Non è la litografia che suscita un'emozione ma è il quadro con il suo contenuto, il colore, la luce, le pennellate...il respiro dell'artista. 

Avevamo già avuto una esperienza simile visitando una mostra sugli Impressionisti e purtoppo ci siamo ricascate.

Dopo questa delusione, abbiamo apprezzato ancora di più le 100 opere 'vere' di questa grande artista. Nessuna sorpresa negativa, ma una visione personale del dolore e dell'umana sorte, condivisibile o meno, ma sempre rispettabile.



20 commenti:

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    1. Grazie a te per la presenza costante e per il sostegno al blog. Un abbraccio

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    1. Sì, questi quadri risvegliano delle paure ancestrali e non ci rendono felici. Un abbraccio

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  3. non mi piace, trovo certi quadri disgustosi

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    1. E' comprensibile, molti quadri sono provocatori e veicolano un senso di disagio. Non c'è gioia o un qualunque sentimento positivo ma tanta ansia. Un abbraccio

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  4. trovo delle affinita con Egon Schiele, ma non c'è confronto

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    1. Non ci abbiamo pensato, forse delle affinità cromatiche in qualche tela... indagheremo. Un abbraccio

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  5. concordo con la critica alle finte mostre che in questo perioro vanno di moda.

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    1. Purtroppo queste finte mostre sono sempre più numerose... vigileremo! Un abbraccio

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  6. non conoscevo questa pittrice anche se ho letto che che è stata premiata ecc.. da quello che vedo la trovo originale, ma non ritrova i miei gusti e certi dipinti proprio non mi piacciono e mi danno quasi fastidio. Qualcuno ha scritto che trova affinita con Egon Schiele, che a me piace molto, io non vedo affinità, la mano, la grafica, i colori di Schiele non si possono paragonare a questi.

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    1. Leggendo i numerosi commenti dei lettori il fastidio e il disagio sono sentimenti comuni. Nessuno ha trovato rimandi positivi. Un abbraccio

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  7. l'arte è anche espressione dell'anima e questi dipinti rappresentano i problemi, i disagi e le contorsioni mentali di questa pittrice, ma non potrei mai appendere sui muri di casa dei quadri simili , mi danno fastidio , sono irritanti e a tratti li trovo anche volgari. Se all'osservatore l'arte deve dare emozioni, questi dipinti le danno, ma a me non regalano nessuna emozione positiva.

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    1. Crediamo che l'intento dell'artista non fosse di compiacere, ma proprio quello di provocare le reazioni che hai descritto. Un abbraccio

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  8. non mi piace non andrò a vedere questa mostra

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    1. Non dobbiamo fare ciò che ci crea disagio, e non dobbiamo dimostrare niente a nessuno. Un abbraccio

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  9. purtroppo questi dipinti non mi regalano niente di positivo

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    1. Questi dipinti non sono stati creati per dare gioia o sentimenti positivi, non sappiano nemmeno se l'artista li abbia mai provati, dalla biografia non si direbbe. Un abbraccio

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    1. E' il sentimento comune di tutti coloro che hanno scritto un commento. Questa pittrice ha suscitato sentimenti di ansia e repulsione, non ha lasciato indefferenti nessuno, anche chi come noi ha visitato innumerevoli mostre. Un abbraccio

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