«Il Guercino è un pittore intimamente probo, virilmente sano, senza rozzezze; le sue opere si distinguono anzi per gentile grazia morale, per tranquilla e libera grandiosità, e per un che di particolare che consente, all'occhio appena esercitato, di riconoscerle al primo sguardo. La levità, la purezza e la perfezione del suo pennello sono stupefacenti. Per i panneggi usa colori particolarmente belli, con mezze tinte bruno-rossicce, assai ben armonizzanti con l'azzurro che pure predilige.»
In questa mostra si ammira l'arte di Guercino e di alcuni artisti del Seicento, attraverso oltre 100 opere provenienti da più di 30 musei e collezioni, inclusi il Prado e il Monastero dell'Escorial.
Noi non ci siamo fatte sfuggire questa opportunità che ci ha proiettate in un'epoca ed in uno stile oscillante tra classicismo, naturalismo e barocco. Le opere sono collocate in un palazzo storico che esalta le atmosfere mistiche. Anche la luce soffusa delle sale espositive conduce lo spettatore a un passato lontano facendolo vivere tra antichi miti e scene contemplative.
Purtroppo le foto non veicolano l'emozione e la bellezza dei quadri, come sempre vi invitiamo a vedere di persona queste meraviglie. La mostra è completa e abbraccia storicamente e cronologicamente buona parte della produzione del Guercino.
La presenza di alcuni quadri di grandi autori del periodo (Guido Reni, il Domenichino...) permettono un raffronto tra gli stili,offrendo ai visitatori non solo la grandezza dell'opera del Guercino, ma anche una visione più ampia sul mestiere di pittore e sull'arte del 1600.
Nella mostra i quadri, a volte eccessivamente vicini, sono in ordine cronologico.
Noi abbiamo pensato di organizzare il post suddividendolo per tematiche, in modo da facilitarne la fruizione (l'arte del '600, Il Guercino: le sue opere giovanili, i grandi quadri a tema religioso e quelli raffiguranti miti e leggende, una famiglia di artisti ecc.. e al fondo come approfondimento qualche ulteriore informazione sull'arte nel 600 e alcuni video)
IL 1600 NELL'ARTE
E' un secolo ricco di cambiamenti, con un distacco dai canoni rinascimentali, nel quale emergono tre grandi filoni: il Naturalismo, il Classicismo e il Barocco; il Guercino le rappresenta tutte. Accanto alla committenza religiosa e signorile, comunque molto presente, si afferma anche quella borghese con la richiesta di nuovi soggetti.
Caravaggio, con la sua rivoluzionaria pittura diventa l'esponente principale della corrente del Naturalismo pittorico, basato sull'osservazione dal vero e su una nuova interpretazione della luce e del colore. Di scuola caravaggesca è la pittrice Artemisia Gentileschi, alcune delle sue opere sono esposte nei Musei Reali di Torino e nella Reggia di Venaria Reale (mostra: "Capodimonte da Reggia a Museo", Venaria Reale -Torino- dal 29 marzo al 15 settembre.(Prossimo post)
Annibale Carracci, inaugurò la strada del Classicismo naturalistico, in cui il repertorio dei temi classici viene reso in maniera più coinvolgente e sensuale.
Ludovico Carracci rappresenta l'eccezione soprattutto nell'ambito delle rappresentazioni sacre: le sue opere offrono un'interpretazione molto sentita della religiosità con l'introduzione di elementi nuovi e molto suggestivi,(potete vedere numerosi quadri dei Carracci alla mostra: "Capodimonte da Reggia a Museo", Venaria Reale -Torino- dal 29 marzo al 15 settembre.(Prossimo post).
La teatralità, il senso di infinito, il dinamismo, la trasformazione, l'illusionismo e il cromatismo sono i principali valori nuovi che lo stile barocco portò nell'arte, soprattutto a Roma e in tutta Europa. fonte
CHI E' IL GUERCINO?
Giovanni Francesco Barbieri, noto con lo pseudonimo de Il Guercino a causa di uno strabismo, è nato a Cento, in provincia di Ferrara, il 2 febbraio 1591 ed è morto a Bologna il 22 dicembre 1666.
Dall'età di 6 anni manifestò la sua attitudine per il disegno e il padre lo mandò presso vari pittori per apprenderne le tecniche. Questa dote era un dono di famiglia perchè il fratello e, successivamente il nipote, furono pittori discreti.
Opere giovanili a carattere Naturalistico e disegni
All'inizio della sua carriera Guercino dipinge opere a carattere naturalistico, questi ambienti gli sono cari poichè proviene da una famiglia di contadini.
Concerto campestre,1617-1618 olio su rame
Abile nel disegno, nella mostra sono presenti alcuni suoi carboncini dallo stile vivace. Le figure umane, tutte maschili, sono dettagliate e in movimento.
Nudo virile di spalle che guarda a destra, 1616-1618
carboncino oleato su carta grigia
giovane nudo seduto a terra appoggiato ad entrambe le mani e rivolto a destra, 1616-1618
carbone oleato su carta beige
OPERE A CARATTERE RELIGIOSO
San Sebastiano
San Sebastiano curato da Irene, 1619, olio su tela
La
storia di San Sebastiano è singolare ed ha affascinato i grandi maestri
della pittura che l'hanno dipinto collocandolo in contesti diversi.
Ricordiamone alcuni: Antoon van Dyck (1615-16),
Botticelli (1473),Pollaiolo (1475), El Greco (1577), Guido Reni il qualle era
ossessionato da questo soggetto e dipinse ben 8 quadri a iniziare dal 1625, Domenichino, Perugino, Tiziano, Mantegna in tre versioni... e molti altri.
San Sebastiano, passa
dall'originaria figura di uomo di mezza età che indossa l'armatura a
quella di adolescente muscoloso con un corpo intatto seminudo, fino a
trasfigurarsi in una vera e propria icona gay. Generalizzando,
dal XV sec., è dipinto come un giovane, dai tratti dolcissimi, quasi
femminei, con un corpo perfetto, trafitto da frecce, interpretate come
simboli fallici e con un ridotto perizoma che direziona lo sguardo.
Pare che in alcune chiese fu rimosso perchè turbava le donne, come
raccontato dal Vasari.
L'agiografia narra che il santo è stato condannato a morte perchè cristiano,
legato ad un palo, è trafitto da numerosissime frecce e creduto morto.
Santa Irene di Roma si reca sul luogo del supplizio per seppellirlo ma,
accortasi che era vivo, se ne prende cura. La storia si conclude
amaramente perchè il santo sarà ucciso e gettato nella fogna. La vicenda
è ripresa dal Guercino che nel 1616 dipinge questo quadro e oltre venti
anni dopo l'antefatto.
La parabola del 'Figlio prodigo' o del 'Figlio perso e ritrovato' è un celebre racconto a carattere educativo, riportato solamente nel Vangelo secondo Luca 15,11-32. Un uomo ha due figli e uno di questi gli chiede, ed ottiene, la sua parte di eredità che, nel giro di un tempo breve, sperpera. Ritrovandosi affamato e senza denaro decide di ritornare dal padre chiedendogli di trattarlo come uno dei suoi dipendenti. Il padre lo vede arrivare e gli prepara una grande festa perchè il figlio, che credeva morto, è come rinato.
Amnon e Tamar
Amnon e Tamar, 1627-28
La Bibbia racconta che Tamar (figlia di Davide) era talmente bella che il suo fratellastro Amnon si innamorò di lei. Amnon con uno stratagemma fece in modo di rimanere solo con Tamar e le propose di giacere con lui. Al rifiuto della sorella Amnon la violentò e poi provando odio per lei la fece cacciare via. Tamar fuggì strappandosi le vesti e cospargendosi la testa di polvere in segno di lutto. Fuggendo, incontrò l'altro suo fratello, Assalonne, il quale, capendo ciò che era successo, le disse che ci avrebbe pensato lui e due anni dopo, approfittando del fatto che il fratello era ubriaco, lo fece uccidere dai suoi servi per vendicare il disonore arrecato a Tamar.
Anche questo è un tema biblico celeberrimo, dipinto da numerosi artisti tra i quali Artemisia Gentileschi, Pinturicchio, Lotto, Tintoretto, Veronese, Carracci, Rubens, Reni...
L'episodio è tratto dal Libro di Daniele: la casta Susanna, sorpresa al bagno da due uomini anziani che frequentano la sua casa, è sottoposta ad un ricatto sessuale: o acconsentirà di sottostare alle loro voglie o i due diranno al marito di averla sorpresa con un giovane amante.
Susanna accetta l'umiliazione e sarà Daniele a smascherare la menzogna dei due laidi anziani. La rappresentazione di Susanna, sorpresa nuda, ha apparentemente intenti moralistici, ma spesso è pretesto per soddisfare la "pruderie" di committenti.
Secondo la tradizione, fu una nobile appartenente alla gens Claudia e subì il martirio appena dodicenne, durante la persecuzione dei cristiani sotto Diocleziano. Accusata di magia, fu condannata al rogo, ma le fiamme si divisero sotto il suo corpo senza neppur tocccarlo ed i suoi capelli crebbero tanto da coprire la sua nudità. Dopo questo “miracolo” Agnese fu trafitta con colpo di spada alla gola, per questo il pittore l'ha dipinta con un agnello sacrificale in braccio
L'amore tra gli dei Marte e Venere è stata ispirazione di vari artisti e poetitra i quali il Botticelli, Veronese, Jacques-Louis David, Canova.
Guercino dipinse questo capolavoro per il duca Francesco I d'Este nel 1633, durante uno
dei suoi soggiorni presso la corte di Modena.
Il mito parla della passione travolgente tra Venere e Marte, i quali consumano il loro amore nel letto di Venere e di Efesto (Dio del fuoco e delle fucine, ma con un corpo sgraziato). Efesto viene
informato del tradimento da una sentinella, il Sole, il quale essendo onnipresente
vede i due amanti “abbracciati in amore” (Omero, Odissea, VIII);
furioso e sofferente Efesto medita una vendetta e crea una catena d’oro sottile come la tela di un ragno, ma indistruttibile, che posiziona sul letto in modo tale da intrappolare i due amanti. Quando Marte e Venere si stendono sul letto, scatta la trappola e i due restano imprigionati. Solo il dio del mare convince Efesto a liberarli e i due amanti fuggono uno in Tracia e l'altra a Cipro.
Venere, Marte e Amore, 1634
olio su tela
Il mito di Ercole
Guercino
riprende il mito di Ercole (Eracle per i greci) del 600 a.C., che nella
prima, delle dodici fatiche, deve uccidere un enorme leone che
tormentava la popolazione di Nemea e la cui pelliccia era impenetrabile
dalle armi, poiché non poteva essere ferito da ferro, bronzo o dalla
pietra, era necessaria la sola forza della mano umana per eliminarlo e
solamente Ercole poteva farcela.
Ercole con la clava e la pelle del leone, 1645
olio su tela
Apollo e Marsia
Ed
ecco dipinto un altro mito che ispirò molti artisti tra cui Mirone,
Prassitele, Ovidio, Tiziano e Dante; quest'ultimo lo ricorda
nell'invocazione ad Apollo nel canto I del Paradiso.
Pindaro
narra che la dea Atena, dopo aver inventato l'aulos (una specie di
flauto), gettò lo strumento infastidita del fatto che le deformasse le
guance mentre lo suonava.
Il
sileno Marsia lo raccolse e iniziò a suonarlo con una tale maestria che
tutto il popolo ne fu ammaliato, convincendolo che il suo talento fosse
maggiore anche rispetto al dio Apollo. Il dio lo sfidò e naturalmente
vinse la gara. Per punire il peccato di superbia lo scorticò vivo.
Guercino, Apollo scortica Marsia, 1618
*Ai lettori: se volete vedere lo stesso soggetto, ma dipinto da
lo potete ammirare alla mostra: "Capodimonte da Reggia a Museo", Venaria Reale -Torino dal 29 marzo al 15 settembre. (Prossimo post)
Jusepe de Ribera detto lo Spagnoletto, Apollo e Marsia, 1637,
Damone e Pizia
La
leggenda greca di Damone e Pizia (o Finzia), risalente al IV secolo
a.C., è veramente commovente e assurge a simbolo della vera amicizia e
lealtà. Finzia
e Damone sono amici (seguaci del filosofo Pitagora) e si recano a
Siracusa. Qui Finzia contesta il tiranno Dionisio il Giovane e viene da lui condannato a morte (secondo altre versioni, l'accusa è falsa, ed è
organizzata dai cortigiani di Dionisio per mettere alla prova l'amicizia
tra i due).
Finzia
chiede a Dionisio il permesso di fare ritorno a casa per salutare la
sua famiglia e disporre delle sue cose, ma Dionisio rifiuta, convinto
che sia uno stratagemma per fuggire. Damone si offre di prendere il
posto di Finzia mentre questi è via; Dionisio accetta, a condizione che,
se Finzia non fosse tornato, Damone sarebbe stato giustiziato al suo
posto.
Damone
accetta le condizioni, Finzia parte e il tempo passa inesorabile.
Giunto il giorno dell'esecuzione, Dionisio ordina di uccidere Damone
deridendolo per la sua malriposta fiducia; ma prima che il boia esegua
il suo compito, Finzia si presenta scusandosi con Damone per il ritardo,
spiegando che la nave sulla quale si trovava per tornare a Siracusa era
stata colta da una tempesta, e poi dei banditi l'avevano aggredito
lungo la strada, ma era riuscito ad arrivare giusto in tempo.
Dioniso stupito da questa prova di lealtà, decide di graziarli e chiede la loro amicizia.
Damone e Pizia, 1632
Catone
"Or ti piaccia gradir la sua venuta:
libertà va cercando, ch'è sì cara,
come sa chi per lei vita rifiuta".
Dante Alighieri, Purgatorio, canto I
Marco Porcio Catone Uticense E'
simbolo della Libertà di pensiero e per questo motivo lo stesso Dante
lo colloca a guardia del Purgatorio e non tra i suicidi nel VII girone
dell'Inferno. Catone era un celebre
oratore, ricordato per essersi ribellato alla presa di potere da parte
del suo rivale Cesare, preferendo il suicidio all'umiliazione di
chiedergli la grazia e assistere alla fine dei valori repubblicani di
Roma, che aveva sempre difeso.
Suicidio di Catone, 1641, olio su tela
Lucrezia
Tito Livio ci
racconta la leggenda di Lucrezia, violentata dal figlio dell'ultimo re
di Roma. La donna sconvolta dall'accaduto chiama il padre e il marito e racconta la
sua disavventura: «Alla vista dei congiunti, scoppia a piangere. Il
marito allora le chiede: "Tutto bene?" Lei gli risponde: "Come fa ad
andare tutto bene a una donna che ha perduto l'onore? Nel tuo letto,
Collatino, ci son le tracce di un altro uomo: solo il mio corpo è stato
violato, il mio cuore è puro e te lo proverò con la mia morte. Ma
giuratemi che l'adultero non rimarrà impunito. Si tratta di Sesto
Tarquinio: è lui che ieri notte è venuto qui e, restituendo ostilità in
cambio di ospitalità, armato e con la forza ha abusato di me. Se siete
uomini veri, fate sì che quel rapporto non sia fatale solo a me ma anche
a lui." Uno dopo l'altro giurano tutti. Cercano quindi di consolarla
con questi argomenti: in primo luogo la colpa ricadeva solo sull'autore
di quell'azione abominevole e non su di lei che ne era stata la vittima;
poi non è il corpo che pecca ma la mente e quindi, se manca
l'intenzione, non si può parlare di colpa. Ma lei replica: "Sta a voi
stabilire quel che si merita. Quanto a me, anche se mi assolvo dalla
colpa, non significa che non avrò una punizione. E da oggi in poi, più
nessuna donna, dopo l'esempio di Lucrezia, vivrà nel disonore!"
Afferrato il coltello che teneva nascosto sotto la veste, se lo piantò
nel cuore e, piegandosi sulla ferita, cadde a terra esanime tra le urla
del marito e del padre" La storia si conclude con la sollevazione del
popolo romano che caccia i Tarquini da Roma. Nasce la Res Publica Romana
Lucrezia, 1644
per un raffronto con un pittore contemporaneo
Guido Reni, Morte di Lucrezia, 1638-42
* ai lettori: questo quadro, con lo stesso soggetto del Guercino, non è presente nella mostra ma potete ammirarlo ai Musei Reali di Torino
Cleopatra
La
storia di Cleopatra è celeberrima, anche lei muore suicida, utilizzando
un serpente velenoso. La sua tragica vicenda si intreccia con quella
romana essendo stata amata sia da Giulio Cesare sia da Marco Antonio.
Il suo mito è perpetuato nella pittura, (Tiepolo, Artemisia Gentileschi,
Guido Reni, ...) nella scultura e nella letteratura.
La morte di cleopatra, 1648
Diana
Artemide-Diana, è la dea della caccia. I miti la descrivono come una giovane vergine, irascibile e vendicativa, amante della solitudine e
nemica dei banchetti che era solita girovagare in luoghi isolati. In nome
di Amore aveva fatto voto di castità.Diana è gemella di Apollo (o Febo) ed è figlia di Giove e Latona (Giunone).
Diana, 1646
Le Sibille
Le
sibille sono sia personaggi storicamente esistiti, sia figure
mitologiche greche e romane. Erano vergini ispirate da un dio,
generalmente Apollo, con il dono della profezia, ma in forma oscura o
ambivalente. I quadri delle quattro sibille, tre del Guercino e il quarto del Domenichino si trovano nella stessa sala espositiva.
Sibilla, 1620
Sibilla Samia, 1651
La
fanciulla è la Sibilla Samia, vissuta intorno al 700 a.C. nell'isola di
Samos, una delle dodici riconosciute dalla Chiesa occidentale come
profetesse della venuta di Cristo" fonte
Domenico Zampieri (21 ottobre 1581 – 6 aprile 1641), soprannominato Domenichino a causa della sua bassa statura, ha dipinto questo splendido quadro mitologico, conservato nei Musei Capitolini accanto alla sibilla Persica del Guercino.
La Sibilla Cumana è la sacerdotessa di Apollo la cui leggendaè affascinante:
«Apollo
innamorato di lei le offrì qualsiasi cosa purché diventasse la sua
sacerdotessa, ed ella gli chiese l'immortalità. Ma si dimenticò di
chiedere l'eterna giovinezza e, quindi, invecchiò sempre più finché,
addirittura, il corpo divenne piccolo e consumato come quello di una
cicala. Così decisero di metterla in una gabbietta nel tempio di Apollo,
finché il corpo non scomparve e rimase solo la voce. Apollo comunque le
diede una possibilità: se fosse diventata completamente sua, egli le
avrebbe dato la giovinezza. Però, la sibilla, per non rinunciare alla
sua castità, decise di rifiutare» fonte
L'antro
della Sibilla Cumana si trova nella frazione di Cuma, tra i comuni di
Pozzuoli e Bacoli, nella città metropolitana di Napoli.
Curiosità: nella Cappella Sistina Michelangelo dipinge sulla volta 5 sibille: Libica, Persiana, Eritrea, Delfica e Cumana.
Una famiglia di artisti:
2 opere del fratello del Guercino e 2 del nipote
Paolo Antonio Barbieri fratello del Guercino, Natura morta con specchi, oggetti,frutta e ortaggi, prima metà del XVII sec
Paolo Antonio Barbieri, (fratello del Guercino) Natura morta con paramenti vescovili e argenti
San
Giovanni Battista è raffigurato come un giovanissimo, coperto da una
pelle di tigre ed una croce in mano su sfondo scuro. Guido Reni ha
dipinto numerosi quadri sul tema della predicazione del Battista. E' un profeta apprezzato da più religioni compresa la Musulmana ed ha un posto di rilievo anche nel calendario della Massoneria. Giovanni Battista aveva profetizzato la venuta del Messia e battezzato Gesù, che era suo cugino, nel fiume Giordano. Per essersi opposto alla relazione tra Erode e la cognata Erodiade, viene incarcerato poi, per compiacere la figlia di Erodiade, Salomè, che aveva ballato a un banchetto per lui, lo fece decapitare.
L'opera, presente nella mostra, è conservata a Torino, nel Palazzo Reale.
San giovanni Battista ha ispirato i grandi pittori quali: Leonardo da Vinci, Ghirlandaio, Raffaello e molti altri.
Nel 1600 i pittori italianiappartengono alla corrente stilistica del Barocco,i cui elementi caratteristici appaiono a partire dalla fine del 1500 fino agli
inizi del 1700. Nel seicento si manifestarono stili pittorici diversi in cui si possono individuare tre grandi filoni principali:classicismo, barocco, naturalismo che si ritrovano all'interno di varie correnti.
Il '600 è epoca degli scontri di religione conseguenti alla riforma protestante. I governi degli stati cattolici sono condizionati dal controllo delle coscienze messo in atto dalla chiesa.
L’arte del periodo viene influenzata dalla Controriforma(talvolta definita anche Riforma cattolica, cioè la reazione della Chiesa cattolica alla Riforma protestante) e si può, in parte, definire come uno strumento di propaganda del potere religioso, nella scelta di rappresentare spesso iconografie sacre, rendendo di fatto gli artisti meno liberi nell' espressività.
Attraverso l'arte la Chiesa voleva coinvolgere i fedeli manifestando, con le immagini pittoriche, i valori universali del cattolicesimo. Questo portò moltissimi artisti italiani ed europei a stabilirsi a Roma, attratti dalle molteplici commissioni importanti,
spesso ben pagate, e dalla possibilità di successo e di
notorietà.
Per opera di grandi Papi del periodo e delle più potenti famiglie romane, Roma si affermò come centro e capitale della cristianità e dell'arte, anche se l'arte del '600 ha conosciuto una ricca fioritura in vari centri quali Milano, Torino, Genova, Firenze, Venezia, Napoli, Bologna(qui si assiste, grazie al Guercino, a Giovanni Lanfranco, Francesco Albani, Carlo Cignani, Elisabetta Sirani e altri, all'evolversi della tradizione del Carraccio con opere di altissimo livello).
bella mostra, vista
RispondiEliminaSì Rosamaria, anche noi l'abbiamo trovata interessante anche se molto lontana dai gusti moderni. Un abbraccio
EliminaOTTIMO LAVORO! GRAZIE
RispondiEliminaGrazie, il tuo giudizio ci rende felici. Un abbraccio
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