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Pino Pascali, Primo piano labbra, 1964, tela smaltata su struttura lignea con camera d'aria Di questo quadro esiste una versione nera |
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Pino Pascali, Omaggio a Billie Holiday, 1963 tela dipinta a smalto su legno collezione privata ma in comodato alla GAM |
Pino Pascali,
Una intera stanza dedicata a Giuseppe Capogrossi con le sue Superfici numerate
Pino Pascali, L'arco di Ulisse, 1968,
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Lucio Fontana, Concetto spaziale. Attese. 1963 Idropittura su tela con tagli e garze nere tempera su tela con buchi Acrilico su cellotex (=materiale per l'edilizia ruvido e spugnoso)
*Piero Manzoni Piero
Manzoni (1933-1963) è stato un pittore e artista concettuale italiano,
noto per il suo approccio innovativo e provocatorio. Nato a Soncino, in
Lombardia, Manzoni è una figura di spicco dell'arte concettuale e del
movimento neo-dadaista europeo. La sua carriera, sebbene breve (è morto a
30 anni per un infarto), ha lasciato un segno indelebile nel mondo
dell'arte contemporanea. Manzoni
ha esplorato temi legati all'identità, al valore dell'arte e alla
relazione tra artista e spettatore. È noto per aver sfidato le
convenzioni tradizionali dell'arte, mettendo in discussione il ruolo
dell'artista e il significato dell'opera d'arte stessa. Esempi di provocazioni artistiche: 1. Achromes (1957-1963), Manzoni
creò una serie di opere monocromatiche bianche, chiamate Achromes, in
cui eliminava ogni riferimento emotivo e narrativo, focalizzandosi sulla
purezza del materiale. Utilizzò materiali non convenzionali come gesso,
caolino e tessuti imbevuti. 2. Fiato d’artista (1960) Creò
palloncini gonfiati con il proprio respiro, dichiarandoli opere d'arte.
Questo gesto esplora l'idea del valore simbolico dell'intervento
dell'artista, anche quando si tratta di qualcosa di effimero. 3. Merda d’artista (1961) Una
delle sue opere più famose, costituita da 90 scatolette di latta
sigillate, contenenti, secondo l'etichetta, "30 grammi di merda
d'artista, conservata al naturale". Queste scatolette furono vendute al
prezzo dell'oro, mettendo in discussione il valore economico e simbolico
dell'arte. 4. Linee (1959-1961) Manzoni
realizzò linee tracciate su rotoli di carta, poi sigillate in cilindri
metallici. Queste opere, inaccessibili allo spettatore, rappresentavano
una forma estrema di minimalismo e concettualità. 5. Consumazione dell'arte:
invito al pubblico a 'divorare l'arte' alla galleria Azimut.
Sull'invito si leggeva: "La S.V. è invitata per le ore 19 di Giovedì 21
luglio 1960 a visitare ed a collaborare direttamente alla consumazione
delle opere esposte da PIERO MANZONI". L'artista ha firmato con
l'impronta del pollice alcune uova sode, poi distribuite al pubblico e
mangiate sul posto. 6. Base magica (1961) Manzoni
creò basi di legno su cui chiunque poteva salire, dichiarandosi
un'opera d'arte vivente. Con questa provocazione esplorava l'idea che
l'arte potesse essere ovunque e chiunque. Eredità culturale Le
sue opere sono conservate nei principali musei di arte contemporanea
del mondo e il suo lavoro continua a essere un punto di riferimento per
artisti che si interrogano sulle convenzioni e i limiti dell'arte. Fondazione Piero Manzoni MilanoTate Modern Londra Solomon Guggenheim New York Come una stampa antica bavarese vedo al tramonto il cielo subalpino... Da Palazzo Madama al Valentino ardono l'Alpi tra le nubi accese... È questa l'ora antica torinese, è questa l'ora vera di Torino... Torino, guido Gozzano PALAZZO CHIABLESE - TORINO |
Il Palazzo Chiablese di Torino è un edificio storico situato nel centro della città, accanto al Palazzo Reale, in Piazza San Giovanni. Fa parte del complesso dei Musei Reali ed è un importante esempio di architettura sabauda.
La costruzione del Palazzo Chiablese iniziò nel XVII secolo come parte integrante del progetto urbanistico di Torino, voluto dai duchi di Savoia per rendere la città una capitale moderna.
Il palazzo venne ristrutturato e ampliato nel 1700, con l’intervento di grandi architetti come Benedetto Alfieri (aveva partecipato al rinnovamento del Palazzo Barolo). In questo periodo, divenne la residenza del duca di Chiablese*, Benedetto Maurizio di Savoia, figlio del re Carlo Emanuele III, da cui prende il nome.
In quegli anni lavorano alla decorazione i più illustri artisti piemontesi e italiani allora attivi alla corte sabauda: Vittorio Amedeo Cignaroli, Claudio Francesco Beaumont pittore di corte a Torino, Francesco De Mura, esponente di spicco del Rococò italiano e Gregorio Guglielmi. Accanto a loro artigiani, tra cui Pietro Piffetti, e maestranze qualificate.
*Il Chiablese è una zona montana tra Francia e Svizzera. Il territorio fu concesso al capostipite della dinastia Savoia dall'imperatore Corrado II.
Durante l’occupazione francese, il palazzo divenne dimora del principe Camillo Borghese e di sua moglie Paolina Bonaparte e successivamente vi abitò re Carlo Felice, che lo preferì al Palazzo Reale. Un ultimo rinnovamento decorativo fu approntato per il matrimonio tra Ferdinando, secondogenito di re Carlo Alberto, ed Elisabetta di Sassonia (1850). L’anno seguente, la dimora diede i natali alla prima regina d’Italia, Margherita di Savoia, che proprio in quelle stanze trascorse la sua giovinezza. fonte
Durante il XIX secolo, il palazzo fu utilizzato per scopi amministrativi e divenne anche sede di alcuni uffici pubblici.
Nel XX secolo, Palazzo Chiablese subì restauri significativi soprattutto per i bombardamenti subiti nella Seconda Guerra Mondiale.
sala aperta al pubblico con personale impiegatizio
prezioso lampadario in legno
Oggi il palazzo è gestito dai Musei Reali di Torino e viene utilizzato come sede di mostre temporanee ed eventi culturali. È anche conosciuto come un importante esempio del barocco/rococò piemontese e della cultura sabauda.
Il palazzo ha una storia ricca di aneddoti e curiosità, soprattutto legati alla vita della famiglia reale sabauda. Ecco alcuni dei più interessanti:
1. Un duca amante del lusso e del teatro
Benedetto Maurizio di Savoia, duca di Chiablese, che diede il nome al palazzo, era noto per il suo carattere eccentrico e la sua passione per il lusso. Si dice che amasse organizzare feste e spettacoli teatrali nel palazzo, trasformandolo in un piccolo centro culturale e mondano. Era un mecenate delle arti, ma anche un uomo di gusti costosi, che non badava a spese per impressionare i suoi ospiti.
2. La presunta presenza di un fantasma
Come molti edifici storici, anche Palazzo Chiablese è associato a storie di fantasmi. Secondo alcune leggende locali, sarebbe abitato dallo spirito inquieto di una dama legata alla famiglia Savoia, la quale vagherebbe per i corridoi.
3. Il matrimonio "scandaloso" di Maria Clotilde di Savoia
Nel XIX secolo, Maria Clotilde di Savoia, figlia di Vittorio Emanuele II, soggiornò nel palazzo prima del suo matrimonio con Napoleone Giuseppe Bonaparte, cugino di Napoleone III. L'unione, considerata un matrimonio politico, venne percepita come controversa perché Maria Clotilde, giovane e molto religiosa, venne praticamente costretta a sposare un uomo noto per il suo stile di vita libertino. Questo matrimonio suscitò molte critiche nei salotti torinesi.
4. I sotterranei misteriosi
Si racconta che Palazzo Chiablese sia collegato, tramite un sistema di passaggi sotterranei segreti, ad altri edifici del centro di Torino, come il Palazzo Reale e persino alla Cattedrale di San Giovanni, dove si conserva la Sacra Sindone. Sebbene non ci siano conferme definitive, questi passaggi erano probabilmente usati dalla famiglia reale per spostarsi senza essere visti. Questa porta chiusa collega il palazzo Chiablese a Palazzo Reale
5. Bombardamenti e restauri
Durante la Seconda Guerra Mondiale, il palazzo subì danni significativi a causa dei bombardamenti. Questo ha determinato una serie di restauri che hanno riportato alla luce decorazioni nascoste, tra cui affreschi settecenteschi e dettagli architettonici dimenticati. La scoperta di queste opere d’arte ha aggiunto fascino al palazzo, mostrando aspetti della vita sabauda poco conosciuti.
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RispondiEliminavista la mostra, molto bella
RispondiEliminaSiamo d'accordo, la mostra è stata organizzata con competenza e le opere presentate erano numerose. Un abbraccio
Eliminamostra interessante, ma secondo me contesto sbagliato
RispondiEliminaLa mostra era collocata in un palazzo storico, al centro della città, facilmente raggiungibile con vari mezzi pubblici in ambienti siti al piano terra; certamente al piano superiore sarebbe stata ancora più emozionante. Un abbraccio
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