Google Translate

sabato 1 marzo 2025

mostra - la grande arte italiana 1950-1970 - palazzo Chiablese a Torino

 collage mostra la grande arte italiana 1950-1970


Più indicibili di tutto sono le opere d’arte, misteriose esistenze, la cui vita, accanto alla nostra che svanisce, perdura. 
-Rainer Maria Rilke-
 
Ci siamo recate presso il palazzo Chiablese di  Torino (* v. la seconda parte del post) attratte dalla mostra "1950-1970 La Grande Arte Italiana" visitabile ancora per pochi giorni (dal 19.10.2024 al 03.03.2025) presso  palazzo Chiablese a Torino.
 
Nel post: la mostra "1950-1970 La Grande Arte Italiana" foto opere e approfondimento su Piero Manzoni; palazzo Chiablese a Torino: foto, storia,  informazioni, aneddoti  e curiosità.
 
 
La  locandina della mostra è questa tela con un grande spazio bianco e delle labbra rosse:

Pino Pascali, Primo piano labbra, 1964
Pino Pascali, Primo piano labbra, 1964, 
tela smaltata su struttura lignea con camera d'aria
Di questo quadro esiste una versione nera

Pino Pascali, Omaggio a Billie Holiday, 1963
Pino Pascali, Omaggio a Billie Holiday, 1963
tela dipinta a smalto su legno
collezione privata ma in comodato alla GAM

Sono esposti 80 capolavori di maestri italiani, realizzati tra il 1950 eil 1970, ne pubblichiamo alcuni:


Michelangelo Pistoletto, I visitatori, 1968
Michelangelo Pistoletto, I visitatori, 1968,
 velina dipinta a olio e matita su acciaio inox lucidato a specchio

Michelangelo Pistoletto, Un giovanotto, La smorfia, 1962-75
Michelangelo Pistoletto, Un giovanotto, La smorfia, 1962-75,
stampa fotografica su acciaio inox lucidato a specchio

Pino Pascali,  3 opere
Pino Pascali
1. Ricostruzione del dinosauro, 1966, tela grezza trattata con vinavil e caolino tesa su centine di legno
2. Contropelo (pelo) oggetto ricreato, 1968, tessuto acrilico su struttura di eternit
3. Bachi da setola, 1968, materiale acrilico  su sostegno metallico
  
Gastone Novelli, Poetry reading tour, 1961
Gastone Novelli, Poetry reading tour, 1961,
 olio, grafite, pastelli, acrilico e tempera su tela

Giulio Turcato, Composizione con tranquillanti, 1961
Giulio Turcato, Composizione con tranquillanti, 1961,
tecnica mista su tela

Giulio Turcato, Ricordo di New York, 1963
Giulio Turcato, Ricordo di New York, 1963,
 olio, collage e tecnica mista su tela

Piero Dorazio, 1972, collage di strisce di tela
Piero Dorazio, 1972, collage di strisce di tela

Piero Dorazio, Di maggio,1967
Piero Dorazio, Di maggio,1967, olio su tela

fro Basaldella, Ombra Bruciata, 1956
Afro Basaldella, Ombra Bruciata, 1956, tecnica mista su tela

Una intera stanza dedicata a Giuseppe Capogrossi con le sue Superfici numerate

Giuseppe Capogrossi -  Superfici numerate

Giuseppe Capogrossi -  Superfici numerate

Pino Pascali, L'arco di Ulisse, 1968
Pino Pascali, L'arco di Ulisse, 1968,
 lana d'acciaio su struttura in legno

Mario Schifano, Uomini a Passeggio,1968
Mario Schifano, Uomini a Passeggio,1968,
 acrilico e inchiostro su tela

Emilio Isgrò, Enciclopedia Treccani vol. XXXII Apparizioni, 1970
Emilio Isgrò, Enciclopedia Treccani vol. XXXII Apparizioni, 1970, 
china su libro tipografico

Emilio Isgrò, Volkswagen nera in campo neutro, 1964
Emilio Isgrò, Volkswagen nera in campo neutro, 1964, 
tela emulsionata su legno

ambientazione suggestiva dell'opera di Rotella su pareti argentate
ambientazione suggestiva dell'opera di Rotella su pareti argentate

Mimmo Rotella Up-Tempo, 1957
Mimmo Rotella Up-Tempo, 1957, retro d'affiche (l'elemento di base per la realizzazione dei retro d'affiches sono i manifesti che l'artista ha prelevato dalla strada)

Mimmo Rotella, Senza Titolo, 1962, decollagés
Mimmo Rotella, Senza Titolo, 1962, decollagés 
 (Il décollage è una tecnica artistica che consiste nel procedimento opposto al collage per cui si parte da un oggetto artistico dal quale vengono staccate delle parti)

Alberto Burri Grande legno G59, 1959
Alberto Burri Grande legno G59, 1959,
 sfogliature di legno combuste applicate su seta e colore acrilico

Alberto Burri, Il gobbo, 1950
Alberto Burri, Il gobbo, 1950

Lucio Fontana, Concetto spaziale. Teatrino, 1965
Lucio Fontana, Concetto spaziale. Teatrino, 1965,
 idropittura su tela con buchi e legno laccato

Alberto Burri, Nero cretto*, G5, 1975
Alberto Burri, Nero cretto*, G5, 1975, 
vinilico su cellotex
*E' noto Cretto di Gibellina o cretto di Burri, un'enorme installazione artistica, sita nel comune di Gibellina e realizzata con le macerie del terremoto del Belice del 1968. L'opera, una delle più grandi al mondo, si estende per circa 80.000 mq.

Alberto Burri, Ferro Sp, 1961
Alberto Burri, Ferro Sp, 1961,
 ferro verniciato battuto e incurvato,olio su telaio ligneo

Lucio Fontana, Concetto spaziale. Natura, 1959
Lucio Fontana, Concetto spaziale. Natura, 1959,
 bronzo

Ettore Colla, Rilievo con bulloni o rilievo chiaro, 1963
Ettore Colla, Rilievo con bulloni o rilievo chiaro, 1963
 assemblaggio di ferri di recupero


Seguono una serie di tele monocromatiche di cui abbiamo preso visione nel post realizzare tele astratte bianco su bianco
Lucio Fontana, Concetto spaziale. Attese. 1963
Idropittura su tela con tagli e garze nere


Lucio Fontana, Concetto spaziale, 1949
tempera su tela con buchi

Alberto Burri, Il grande bianco bis, 1968
Acrilico su cellotex (=materiale per l'edilizia ruvido e spugnoso)

Beatrice (Bice) Lazzari, Superficie LSR 4, 1959
Beatrice (Bice) Lazzari, Superficie LSR 4, 1959
calce, polvere di cemento, olio su tela

Piero Manzoni*, Achrome bianco, 1958
Piero Manzoni*, Achrome bianco, 1958
caolino su tela grinzata

Piero Manzoni, Achrome bianco, 1962
Piero Manzoni, Achrome bianco, 1962
Piero Manzoni, Achrome batuffoli, 1961 ovatta
Piero Manzoni, Achrome batuffoli, 1961
ovatta
Piero Manzoni, Achrome lana di vetro, 1961
Piero Manzoni, Achrome lana di vetro, 1961

*Piero Manzoni
Piero Manzoni (1933-1963) è stato un pittore e artista concettuale italiano, noto per il suo approccio innovativo e provocatorio. Nato a Soncino, in Lombardia, Manzoni è una figura di spicco dell'arte concettuale e del movimento neo-dadaista europeo. La sua carriera, sebbene breve (è morto a 30 anni per un infarto), ha lasciato un segno indelebile nel mondo dell'arte contemporanea.
Manzoni ha esplorato temi legati all'identità, al valore dell'arte e alla relazione tra artista e spettatore. È noto per aver sfidato le convenzioni tradizionali dell'arte, mettendo in discussione il ruolo dell'artista e il significato dell'opera d'arte stessa.
Esempi di provocazioni artistiche:
1. Achromes (1957-1963), 
Manzoni creò una serie di opere monocromatiche bianche, chiamate Achromes, in cui eliminava ogni riferimento emotivo e narrativo, focalizzandosi sulla purezza del materiale. Utilizzò materiali non convenzionali come gesso, caolino e tessuti imbevuti.
2. Fiato d’artista (1960)
Creò palloncini gonfiati con il proprio respiro, dichiarandoli opere d'arte. Questo gesto esplora l'idea del valore simbolico dell'intervento dell'artista, anche quando si tratta di qualcosa di effimero.
3. Merda d’artista (1961)
Una delle sue opere più famose, costituita da 90 scatolette di latta sigillate, contenenti, secondo l'etichetta, "30 grammi di merda d'artista, conservata al naturale". Queste scatolette furono vendute al prezzo dell'oro, mettendo in discussione il valore economico e simbolico dell'arte.
4. Linee (1959-1961)
Manzoni realizzò linee tracciate su rotoli di carta, poi sigillate in cilindri metallici. Queste opere, inaccessibili allo spettatore, rappresentavano una forma estrema di minimalismo e concettualità.
5. Consumazione dell'arte: invito al pubblico a 'divorare l'arte' alla galleria Azimut. Sull'invito si leggeva: "La S.V. è invitata per le ore 19 di Giovedì 21 luglio 1960 a visitare ed a collaborare direttamente alla consumazione delle opere esposte da PIERO MANZONI". L'artista ha firmato con l'impronta del pollice alcune uova sode, poi distribuite al pubblico e mangiate sul posto.
6. Base magica (1961)
Manzoni creò basi di legno su cui chiunque poteva salire, dichiarandosi un'opera d'arte vivente. Con questa provocazione esplorava l'idea che l'arte potesse essere ovunque e chiunque.
Eredità culturale
Le sue opere sono conservate nei principali musei di arte contemporanea del mondo e il suo lavoro continua a essere un punto di riferimento per artisti che si interrogano sulle convenzioni e i limiti dell'arte.
Fondazione Piero Manzoni Milano
Tate Modern Londra
Solomon Guggenheim New York
 
 
 
Come una stampa antica bavarese
vedo al tramonto il cielo subalpino...
Da Palazzo Madama al Valentino
ardono l'Alpi tra le nubi accese...
È questa l'ora antica torinese,
è questa l'ora vera di Torino...
Torino, guido Gozzano


PALAZZO CHIABLESE - TORINO

facciata palazzo chiablese - torino

Il Palazzo Chiablese di Torino è un edificio storico situato nel centro della città, accanto al Palazzo Reale, in Piazza San Giovanni. Fa parte del complesso dei Musei Reali ed è un importante esempio di architettura sabauda.

La costruzione del Palazzo Chiablese iniziò nel XVII secolo come parte integrante del progetto urbanistico di Torino, voluto dai duchi di Savoia per rendere la città una capitale moderna.

Il palazzo venne ristrutturato e ampliato nel 1700, con l’intervento di grandi architetti come Benedetto Alfieri (aveva partecipato al rinnovamento del Palazzo Barolo). In questo periodo, divenne la residenza del duca di Chiablese*, Benedetto Maurizio di Savoia, figlio del re Carlo Emanuele III, da cui prende il nome.

In quegli anni lavorano alla decorazione i più illustri artisti piemontesi e italiani allora attivi alla corte sabauda: Vittorio Amedeo Cignaroli, Claudio Francesco Beaumont pittore di corte a Torino, Francesco De Mura, esponente di spicco del Rococò italiano e Gregorio Guglielmi. Accanto a loro artigiani, tra cui Pietro Piffetti, e maestranze qualificate. 

*Il Chiablese è una zona montana tra Francia e Svizzera. Il territorio fu concesso al capostipite della dinastia Savoia dall'imperatore Corrado II.

palazzo chiablese - scalone
l'imponente scalone in marmo bianco di Pont Canavese

palazzo chiablese - sala ingresso
sala d'ingresso

palazzo chiablese - particolari
particolari

Durante l’occupazione francese, il palazzo divenne dimora del principe Camillo Borghese e di sua moglie Paolina Bonaparte e successivamente vi abitò re Carlo Felice, che lo preferì al Palazzo Reale. Un ultimo rinnovamento decorativo fu approntato per il matrimonio tra Ferdinando, secondogenito di re Carlo Alberto, ed Elisabetta di Sassonia (1850). L’anno seguente, la dimora diede i natali alla prima regina d’Italia, Margherita di Savoia, che proprio in quelle stanze trascorse la sua giovinezza. fonte

Durante il XIX secolo, il palazzo fu utilizzato per scopi amministrativi e divenne anche sede di alcuni uffici pubblici.

palazzo chiablese - particolari  stanze

palazzo chiablese - particolari pavimento in legno con intarsi
splendido pavimento in legno con intarsi


la stanza degli arazzi

Piffetti - partcolare
Piffetti

palazzo chiablese mobile ispirato antico egitto
mobile ispirato all'antico Egitto

palazzo chiablese mobile cortille di rappresentanza
cortile di rappresentanza

Nel XX secolo, Palazzo Chiablese subì restauri significativi soprattutto per i bombardamenti subiti nella Seconda Guerra Mondiale.

palazzo chiablese - sala

sala aperta al pubblico con personale impiegatizio

palazzo chiablese - lampadario in legno

prezioso lampadario in legno

Oggi il palazzo è gestito dai Musei Reali di Torino e viene utilizzato come sede di mostre temporanee ed eventi culturali. È anche conosciuto come un importante esempio del barocco/rococò piemontese e della cultura sabauda.

Il palazzo ha una storia ricca di aneddoti e curiosità, soprattutto legati alla vita della famiglia reale sabauda. Ecco alcuni dei più interessanti:

1. Un duca amante del lusso e del teatro

Benedetto Maurizio di Savoia, duca di Chiablese, che diede il nome al palazzo, era noto per il suo carattere eccentrico e la sua passione per il lusso. Si dice che amasse organizzare feste e spettacoli teatrali nel palazzo, trasformandolo in un piccolo centro culturale e mondano. Era un mecenate delle arti, ma anche un uomo di gusti costosi, che non badava a spese per impressionare i suoi ospiti.

2. La presunta presenza di un fantasma

Come molti edifici storici, anche Palazzo Chiablese è associato a storie di fantasmi. Secondo alcune leggende locali, sarebbe abitato dallo spirito inquieto di una dama legata alla famiglia Savoia, la quale vagherebbe per i corridoi.

3. Il matrimonio "scandaloso" di Maria Clotilde di Savoia

dipinto -  Principessa Maria Clotilde
Principessa Maria Clotilde, detta 'La principessa triste' o la 'Santa' (*v. post)

Nel XIX secolo, Maria Clotilde di Savoia, figlia di Vittorio Emanuele II, soggiornò nel palazzo prima del suo matrimonio con Napoleone Giuseppe Bonaparte, cugino di Napoleone III. L'unione, considerata un matrimonio politico, venne percepita come controversa perché Maria Clotilde, giovane e molto religiosa, venne praticamente costretta a sposare un uomo noto per il suo stile di vita libertino. Questo matrimonio suscitò molte critiche nei salotti torinesi.

4. I sotterranei misteriosi

Si racconta che Palazzo Chiablese sia collegato, tramite un sistema di passaggi sotterranei segreti, ad altri edifici del centro di Torino, come il Palazzo Reale e persino alla Cattedrale di San Giovanni, dove si conserva la Sacra Sindone. Sebbene non ci siano conferme definitive, questi passaggi erano probabilmente usati dalla famiglia reale per spostarsi senza essere visti. Questa porta chiusa collega il palazzo Chiablese a Palazzo Reale

porta chiusa  che collega il palazzo Chiablese a Palazzo Reale

5. Bombardamenti e restauri

Durante la Seconda Guerra Mondiale, il palazzo subì danni significativi a causa dei bombardamenti. Questo ha determinato una serie di restauri che hanno riportato alla luce decorazioni nascoste, tra cui affreschi settecenteschi e dettagli architettonici dimenticati. La scoperta di queste opere d’arte ha aggiunto fascino al palazzo, mostrando aspetti della vita sabauda poco conosciuti.




5 commenti:

  1. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

    RispondiElimina
  2. vista la mostra, molto bella

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Siamo d'accordo, la mostra è stata organizzata con competenza e le opere presentate erano numerose. Un abbraccio

      Elimina
  3. mostra interessante, ma secondo me contesto sbagliato

    RispondiElimina
  4. La mostra era collocata in un palazzo storico, al centro della città, facilmente raggiungibile con vari mezzi pubblici in ambienti siti al piano terra; certamente al piano superiore sarebbe stata ancora più emozionante. Un abbraccio

    RispondiElimina

Grazie per aver commentato il nostro post..se desideri informazioni scrivici vitadashabby@gmail.com - pa&te